Il 14 febbraio 2011 Ronaldo (Luís Nazário de Lima) annunciava il suo ritiro dal calcio giocato. Sono passati dieci anni da quel giorno, ma il nome del Fenomeno brasiliano, nonostante un suo omonimo continui a battere qualsiasi record possibile, torna spesso fuori quando si vuole parlare dei migliori attaccanti al mondo. In molti casi si tratta, va detto, di (stucchevole) nostalgia per il passato, ma il motivo per cui Ronaldo rimane ancora attuale, e diverso da tutti gli altri, va ricercato nei suoi primi anni di carriera (Ndr, dell’autore dell’articolo è anche la biografia Ronaldo per Giulio Perrone editore).
L’attaccante venuto dal futuro
Il Ronaldo di inizio carriera, quello dei 54 gol in 57 partite con il Psv Eindhoven, dei 47 in 49 con il Barcellona e degli altri 49 nelle prime due stagioni all’Inter, era un giocatore totalmente fuori scala e fuori contesto, troppo avanzato fisicamente e tecnicamente per essere affrontabile dalle difese avversarie. Il suo talento futuristico lo rende uno dei pochi giocatori del passato che potrebbero fare la differenza nel calcio di oggi, esasperatamente intenso rispetto a quello compassato di vent’anni fa.
Si potrebbe ricordare la ricorrenza dei dieci anni dal suo ritiro parlando dei suoi gol e delle sue imprese, dai due palloni d’oro al Mondiale 2002 dominato con 8 gol in 7 partite, ma anche dei suoi tremendi infortuni alle ginocchia e delle sue cadute, dall’inspiegabile malore prima della finale di Francia ’98 al 5 maggio, sprazzi umani in un calciatore marziano. Oppure del suo essere il primo calciatore-azienda, con un contratto miliardario con la Nike e un videogioco interamente dedicato (tanto da chiamarsi Numero 9 sul popolare Fifa). Ma non esiste modo migliore di omaggiare il Fenomeno se non parlando di presente, e di futuro, individuando quei (pochi) giocatori il cui impatto sul calcio di oggi potrebbe essere paragonabile a quello di Ronnie sul finire degli anni ’90.
I nuovi fenomeni
Due nomi vengono in mente, e sono due giocatori molto diversi per caratteristiche, indole e modo di giocare: Kylian Mbappé ed Erling Braut Haaland. Non stiamo dicendo che Mbappé e Haaland siano come Ronaldo, o migliori di Ronaldo (semplicemente non ci interessa), ma solo che, per quanto hanno mostrato finora, sembrano due giocatori piovuti dal futuro per rivoluzionare il calcio, come lo era stato il brasiliano al suo tempo. Mbappé ha scalato finora tutte le tappe dei predestinati: esordio in campionato a nemmeno 17 anni compiuti, vittoria della Ligue 1 e semifinali di Champions League a 19 anni con il Monaco, trasferimento da 180 milioni di euro al Paris Saint-Germain poco dopo, e vittoria di un Mondiale da assoluto protagonista a 19 anni (con doppietta all’Argentina agli ottavi e gol in finale alla Croazia, unico teenager a riuscirci oltre a Pelé). Il suo modo di giocare dirompente ricorda molto da vicino quello del primo Ronaldo: scatti rapidissimi, tecnica nello stretto, gambe veloci ed esplosive, uno skill set di dribbling di primo livello, un senso del gol importante (ha segnato oltre 150 gol in carriera, e deve ancora compiere 23 anni) e il sorriso ad accompagnare ogni giocata. La scorsa estate ha perso la Champions League in finale, altrimenti avrebbe messo le mani su un trofeo che il Fenomeno non ha mai vinto, ma ha tutta la carriera davanti per rimediare, che sia con il Paris Saint-Germain o con qualche altro top club (il Real Madrid non fa mistero di volerlo, come tutti del resto).
Diversi sono il background e la storia di Haaland, un classe 2000 norvegese ma nato a Leeds (si dice sia stato concepito negli spogliatoi di un campo di calcio). Cresciuto in patria, prima nel Bryne e poi nel Molde, nel 2019 entra a far parte dell’universo Red Bull, trasferendosi al Salisburgo. La sua esperienza in Austria non dura nemmeno un anno: dopo 29 gol in 27 partite, di cui 8 nei soli gironi di Champions League, il Borussia Dortmund decide di puntare su di lui. Con i gialloneri ha un impatto devastante: tripletta all’esordio in Bundesliga in 34 minuti, doppietta in Champions League contro il Paris Saint-Germain. A differenza di Mbappé, Haaland non ricorda Ronaldo in quasi nulla, se non nella precoce carriera e nelle montagne di reti segnate (nella sfida tra Norvegia e Honduras nel Mondiale Under 20 del 2019 ha fatto 9 gol). Haaland, un freak totale, un ragazzo dal fisico imponente ma dai piedi delicati, dotato di tecnica e visione di gioco, impossibile da spostare ma con una progressione micidiale, segna con un ritmo impressionante (38 in 40 partite con il Dortmund) travolgendo qualsiasi tipo di difesa, un po’ come faceva Ronaldo nei primi tempi in Europa. Difficile dire quali siano i margini di questo centravanti del futuro: nei prossimi anni potrebbe cambiare squadra, per esercitare il suo dominio sulle partite anche ai massimi livelli.
O Ney e la sesta coppa del mondo della Seleção
Non possiamo, parlando di Ronaldo, non citare Neymar Junior, che di recente ha superato proprio il brasiliano al secondo posto nella classifica marcatori all-time della nazionale carioca (Pelé 77, Neymar 64, Ronaldo 62). Esploso giovanissimo, con i campionati e la Copa Libertadores vinti con il Santos nemmeno ventenne, su di lui si genera subito un hype pazzesco e in molti lo considerano il futuro dominatore del calcio europeo dopo Messi e Cristiano Ronaldo. Il primo anno rispetta le aspettative, centrando subito il triplete con il Barcellona (segnando anche in finale di Champions) e formando con Messi e Suarez uno dei migliori tridenti della storia del calcio.
Nel 2017 arriva il trasferimento record al Paris Saint-Germain, per oltre 220 milioni. In Francia fa incetta di campionati e coppe nazionali, senza riuscirsi a imporre in campo europeo, almeno fino all’anno scorso, quando ha trascinato i parigini in finale, giocando poi un ultimo atto quasi commuovente per il sacrificio a tutto campo, nonostante la sconfitta contro il Bayern campione di tutto. Senza ancora aver centrato il grande alloro con la Nazionale (ha vinto un’Olimpiade e una Confederations Cup, ma nella Copa America 2019 era assente), Neymar deve ancora convincere tutti al 100 per cento per poter essere ricordato come uno dei migliori calciatori al mondo, anche a causa dei tantissimi infortuni che lo hanno tormentato. A 29 anni, comunque, il brasiliano sembra davvero maturato e sta giocando in maniera eccezionale, per la squadra e con la squadra. Dovesse centrare la Champions con il Paris Saint-Germain, o meglio ancora una Copa America o il Mondiale con il Brasile, rimarrebbero in pochi quelli che non lo ritengono il degno erede di Ronaldo il Fenomeno.
Dal Brasile all’Argentina, da Ronaldo a Maradona e Messi. Leggi anche l’articolo di Stefano Chiarelli: Argentina, verso il primo Mondiale ‘senza’ Diego