Algeria, le bombe francesi fanno ancora male
Il 13 febbraio 1960, 61 anni fa, vi fu il primo test nucleare francese nella regione di Reggane, nel Sahara algerino. Esplose una bomba atomica da 70 chilotoni. Un chilotone corrisponde all’energia liberata dall’esplosione di una quantità di mille tonnellate di tritolo. A partire dal 13 febbraio 1960, sino al 16 febbraio 1966, la Francia compì diciassette esperimenti atomici nel Sahara algerino. Tali esperimenti hanno lasciato una drammatica eredità: migliaia di morti e danni ambientali, che, secondo diverse associazioni, continuano anche oggi.
Esperimenti militari
Alla fine degli anni ’50 il governo francese stanziò 100 miliardi di franchi per costruire un campo di prova in Algeria, chiamandolo “Centro per gli esperimenti militari del Sahara”. Oltre alla stazione di prova e al campo sperimentale c’era una città residenziale. Per garantire il processo di test e consegna del carico via aerea venne costruita una pista di cemento con una lunghezza di 2,6 km.
La Francia, che ha occupato l’Algeria tra il 1830 e il 1962, ha effettuato 17 test nucleari nel Sahara tra il 1960 e il 1966 nelle regioni di Reggane e In Akkar. Undici test si sono svolti dopo la firma degli accordi di Evian nel 1962, che hanno portato all’indipendenza dell’Algeria, ma includevano disposizioni che consentivano alla Francia di utilizzare i siti nel Sahara fino al 1967.
Effetti collaterali del colonialismo
Il Fronte di Liberazione Nazionale – il partito che detiene la maggioranza parlamentare – in un comunicato ha affermato che «il crimine delle esplosioni nucleari nel Sahara algerino, e altri crimini della Francia coloniale, sono la prova dell’orrore del colonialismo (…) La Francia è responsabile nei confronti della Storia dei crimini e degli altri atti disumani che ha commesso». Inoltre il ministro degli Esteri dell’Algeria Sabri Boukadoum ha scritto in un tweet pubblicato il 13 febbraio che «gli effetti di queste bombe sono stati catastrofici».
Una memoria su cui Parigi non fa piena luce
Dopo anni di lotta sembra che qualcosa si stia muovendo a Parigi. Lo storico Benjamin Stora, l’incaricato dal governo francese per redigere un documento sulla guerra in Algeria, ha suggerito che si aprano delle ricerche sugli effetti delle radiazioni e dei test nucleari nel Sahara. L’Eliseo ha manifestato il proprio interesse ad aprire un negoziato sulla cosiddetta “questione della memoria” che comprende anche l’utilizzo di armi atomiche durante e dopo la Guerra d’Algeria.
Ciononostante la Francia si rifiuta ancora oggi di rivelare l’esatta ubicazione dei siti di stoccaggio delle scorie nucleari, invocando il segreto militare.
Due anni di Hirak: aria nuova in Algeria?
A due anni dalla nascita del movimento Hirak – hirak significa proprio movimento – l’Algeria è tornata in piazza nelle scorse settimane per chiedere una vera democrazia, una magistratura indipendente, un cambio di regime. Nonostante arresti e virus, il movimento ha già ottenuto diverse vittorie.
Leggi l’articolo di Francesco Cecchini, Algeria, febbraio 2021: l’hirak è ancora vivo