La clamorosa notizia dell’intenzione di dodici grandi club di football di dare vita a una SuperLega europea a posti fissi e a inviti stagionali (che sembra già sciogliersi come neve al sole dopo l’abbandono delle inglesi e dell’Inter, ndr), a un paio di giorni dal suo annuncio shock, si presta a riflessioni ulteriori rispetto a quelle giunte “a caldo”. Le prime sono state univoche e, diciamo, condensabili in un titolo da film: “Non per soldi ma per denaro”. Ora vanno analizzati con attenzione altri temi legati a questa novità.
I tempi dell’annuncio
Non deve per esempio sorprendere più di tanto la tempistica. Lo sport intero, nessuno escluso, soffre la crisi causata dalla pandemia. I danni su chi si era portato avanti, indebitandosi in modo significativo, per dare al suo progetto sportivo un pieno significato agonistico, cioè per vincere oggi e non domani o in futuro, sono stati giganteschi. Queste società erano condannate a investire, si direbbe. Come la figura mitologica che si sfamava mangiando sè stessa.
Anche se ai più l’annuncio è parso intempestivo, specie per quelle squadre che sono ancora dentro alla lotta per le corone continentali, evidentemente i club non potevano andare oltre questa scadenza, avendo già preparato il terreno dello scisma e dovendo dare una risposta concreta agli sponsor. Prova ne sia che le quotazioni in Borsa dei club “traditori” sono schizzate in alto, nel giro di poche ore.
I romantici e i rottamatori
Uno scenario tuttavia che nulla ha a che vedere con l’immagine romantica del calcio. In fondo è capitato a tanti altri ambiti, fare i conti con il “nuovo che avanza”. Perciò, coniare anche in questo settore la suggestione di un gruppo di Rottamatori non sembra per nulla fuor di luogo. Sono insorti i conservatori. Definiti romantici, ma con un termine un po’ troppo spinto.
Le parole di Gary Neville, che potremmo considerare un Maldini d’OltreManica per il rapporto che lo ha legato al Man Utd, sono picconate all’immagine del calcio inglese, sono dolorosi schiaffi sul volto dei Red Devils. Forse ancor di più dello storico e drammatico capitolo dell’incidente aereo che – nella tragedia – ha creato il Mito della squadra guidata per lunghi anni da Sir Alex Ferguson. Vale la pena pubblicarle, integralmente:
“Sono un tifoso del Manchester United da 40 anni ma sono disgustato. E sono disgustato in particolare dal mio Manchester United e dal Liverpool. Voglio dire, il Liverpool è il club del “You’ll Never Walk Alone”, il “Fans Club” o il “The People’s Club”, e poi il Manchester United, creato da gente nata e cresciuta attorno a Old Trafford più di 100 anni fa, e vogliono entrare in un torneo senza competizione, dal quale non puoi essere retrocesso. È una vergogna. Dobbiamo rivedere il potere calcistico in questo paese, partendo dai club che dominano e comandano la Premier League, incluso il mio club, il Manchester United. Quello che stiamo vedendo è semplice avidità, nient’altro. I proprietari dello United, del Liverpool, del City o del Chelsea sono degli impostori, non hanno niente a che vedere con il calcio in Inghilterra. Questo paese ha più di 150 anni di storia calcisticamente parlando, a partire dai tifosi di questi club che per decadi hanno tifato e supportato la loro squadra in qualsiasi situazione. E sono loro che vanno protetti.
Io devo tantissimo al calcio. Ci ho guadagnato e ci guadagno ancora soldi, come anche ne ho investiti e continuo ad investirne, quindi non sono contro i soldi che girano nel calcio, ma tengo tantissimo ai principi e l’etica di questo sport. Se il Leicester vince la Premier League, è giusto che vada in Champions. Questo è un esempio, ma è come dovrebbe funzionare, non che squadre come Tottenham, United o Arsenal che in Champions League nemmeno ci sono, possano partecipare a una competizione elitaria.
Se annunciano che un pre contratto o un pre accordo è stato firmato, punite quei club. Toglieteli punti, multateli, toglietegli i titoli che hanno vinto. Date la Premier League al Fulham o al Burnley. Oppure salvate il Fulham e fate retrocedere Manchester United, Liverpool e Arsenal che sono le tre squadre più storiche e hanno tradito i loro stessi tifosi.
Ne hanno tutti abbastanza, il tempo è finito. Ci vuole una commissione esterna che valuti questi proprietari e riporti ordine“.
Lo scisma
Senza giri di parole: si sa come gli inglesi siano legati alle tradizioni. Il calcio è prima di tutto una tradizione. Tuttavia, per mantenere in piedi la “baracca”, adeguandola ai costi moderni, i club più importanti sono stati ceduti a uomini d’affari potenti e stranieri. Sono stati loro i primi a sottoscrivere un patto che nell’Isola conta come l’Atto di Supremazia che nel 1534 fece del Re di Inghilterra il primo capo della Chiesa Anglicana.
Dunque questo, di fatto, è uno Scisma epocale. Prima di tutto perchè attribuisce ai sei club inglesi che ne fanno parte, e a gli altri, un potere meritocratico “divino”, sovvertendo l’ordine storico del merito conquistato sul campo. Questione di Blasone, evidentemente.
I fans
Per chiudere l’argomento, però, trattato qui senza occhi di parte, lo sconcerto maggiore è quello che viene dall’assoluta e totale mancanza di considerazione rivolta ai fans. Sostenitori non solo di cuore, ma anche di portafoglio. Come a dire: che ci siate o meno, si fa così.
Riaffiora il valore romantico, che chiama in causa i nostri italici club: la Juventus, la Signora, la Fidanzata d’Italia. Ha fatto dello Juventus Stadium uno Stato, inutile nascondere che una enorme fetta del Tempio venga per abbonamento utilizzata da tifosi provenienti da tutta Italia. La Juventus, apice per lunghi anni del movimento calcistico di club italiano, costringe centinaia di migliaia di tifosi, quelli che almeno una volta all’anno partecipavano all’esposizione del Sacro Undici nello stadio più vicino a loro, a diventare inesorabilmente tifosi a distanza.
Chi vivrà vedrà
Tutto è comunque ancora molto sfocato, cause ed effetto dello scisma andranno valutate più avanti, quando appunto sarà posto nero su bianco. Enrico VIII nell’autoproclamarsi Capo di una Chiesa, staccandosi dall’istituzione romana, fu per ben due volte scomunicato.
Tutto nella vita ha un prezzo: anche il perdono di Dio, visto come è andata a finire quella storia. Per una volta è più difficilmente valutabile che dimensioni potrà avere quello degli uomini.
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