Un sistema progettato negli anni Ottanta, lavori avviati nel 2003 e non ancora conclusi. Dopo lo scandalo esploso nel 2014, gli arresti per corruzione, i ritardi e gli sprechi del Consorzio Venezia Nuova, il concessionario monopolista istituito per legge nel 1984, si sono scoperte molte falle nel sistema. Opere malfatte, buchi nelle tubature, conche di navigazione sbagliate e danneggiate dalla prima mareggiata.
I guai vengono a galla
Anche giornali come La Nuova Venezia, Il Mattino di Padova e altri hanno raccontato i seri problemi che continuano ad emergere.
Nell’ultimo numero de L’Espresso, un articolo di Alberto Vitucci dal significativo titolo ‘Il Mose è già marcio’ aggiorna sulla situazione del Mose, sempre più drammatica.
Le dimissioni dell’esperta, che lancia l’allarme
L’esperta in corrosione Susanna Ramundo, che lavorava al Mose, ha lanciato il seguente grido d’allarme: «La corrosione avanza. E non si è fatto nulla per porvi rimedio». L’ingegnere Susanna Ramundo, tra i più importanti esperti corrosionisti in Italia, non ha avuto riscontro e si è dimessa in polemica con la mancata manutenzione del sistema Mose.
Da notare che assieme a Susanna Ramundo ha dato le dimissioni Gian Mario Paolucci, professore padovano tra i massimi esperti italiani in materia.
Nella lettera Susanna Ramundo, tra l’altro, afferma: «…nel novembre 2019 abbiamo rischiato» ed innanzitutto: «La manutenzione non si fa e la corrosione avanza. Da un anno qui è tutto fermo. Per questo mi dimetto. Anche per non essere corresponsabile dello scempio in atto». Semplicistica la risposta del provveditore Cinzia Zincone: «I problemi ci saranno sempre, servono altri soldi». Un Mose senza fine, quindi. E mangia soldi.
Non solo corrotti e corruttori
Sull’Espresso, a fianco dell’articolo ‘Il Mose è già marcio’ vi è una nota di Massimo Cacciari, storico oppositore della struttura ora putrida. Cacciari afferma che oltre ai corruttori e ai corrotti devono pagare anche i tecnici incompetenti che l’hanno costruita e collaudata e così conclude: «Un’unica via: trovare i soldi necessari per fare tutto quello che Ramundo e Paolucci direttamente e indirettamente richiedono e affidare a loro o a gente seria come loro, che non deve obbedire a nient’altro che alla propria coscienza, il lavoro da fare e la gestione dell’opera».
I progetti alternativi c’erano. Ma hanno vinto gli ‘schei’
Ma probabilmente sbaglia. Il Mose, mangia soldi ad aeternum, va abbandonato. Andrebbero puliti sistematicamente i canali e innalzate alcune zone critiche come Piazza San Marco. Nel lontano 1971-1972 l’impresa Ing. Giovanni Rodio di Milano, raccogliendo l’invito dell’Unesco per salvaguardare Venezia e con la supervisione del Magistrato alle Acque, nell’isola di Poveglia sperimentò con successo il sollevamento di un’area mediante iniezioni di cemento del terreno sottostante. Questo progetto potrebbe essere ripreso e adattato.
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