California, l’incubo del “recall” mette a rischio il governo democratico
La California è uno degli Stati più “blue”, ossia liberal, poiché le due camere legislative e il potere esecutivo sono nelle mani dei democratici. Le possibilità di vittorie politiche per il Partito Repubblicano nel Golden State sono limitatissime considerando il fatto che dei 20,9 milioni di elettori registrati il 46 percento sono democratici e solo il 24 percento è iscritto al Grand Old Party (Gop). I repubblicani ci provano però con tutti i mezzi possibili. L’ultimo è il “recall”, un’elezione straordinaria con la quale gli elettori voteranno se riconfermare o rimuovere il governatore attuale Gavin Newsom. In effetti, si tratta di una possibile nuova elezione che darebbe l’opzione di eleggere un nuovo governatore fra una lista di individui che si saranno candidati.
Newsom è stato preso di mira e 1,5 milioni di firme valide sono state raccolte per il “recall” e quindi si avrà un’elezione che includerà due quesiti legati fra di loro in un’unica scheda elettorale. Il primo chiederà agli elettori se Newsom sarà riconfermato o rimosso. In caso di rimozione il secondo chiederà chi fra la lista dei candidati dovrebbe rimpiazzarlo.
Il fantasma di Terminator
Queste elezioni di “recall” non hanno tipicamente successo ma nel 2003 i repubblicani l’hanno spuntata. Il governatore di allora Gray Davis fu sconfitto e Arnold Schwarzenegger fu eletto per completare la seconda metà del mandato di Davis. Schwarzenegger fu poi rieletto nel 2007 e nel 2011 senza potere candidarsi di nuovo a causa del limite dei due mandati previsti dalla costituzione del Golden State. La strada del “recall” di Davis era l’unica opzione per un repubblicano moderato di divenire governatore poiché Schwarzenegger non avrebbe mai vinto le primarie del Gop dove gli ultra conservatori predominano. Schwarzenegger fu aiutato nell’esito negativo per Davis (55 percento contrari, 44 a favore) dal fatto che un leader democratico, Cruz Bustamante, vice governatore, si candidò nell’elezione del recall contribuendo ad aumentare i voti contro Davis. Nonostante tutto Schwarzenegger vinse con il 48 percento dei voti, seguito da Bustamante col 31 percento.
Dopo l’esperienza con Schwarzenegger i democratici avrebbero potuto riformare la Costituzione per rendere i “recall” più difficili. Non sono riusciti. La legge sul “recall” in vigore, dunque, rimane quella approvata nel lontano 1911 quando si credeva che sarebbe stata usata rarissimamente. Si trattava di un tentativo di democrazia diretta che però apre una porta secondaria al conseguimento del potere.
Il “recall” richiede una petizione equivalente al 12 percento dei partecipanti all’ultima elezione. In questo caso si tratta di 1,5 milioni di firme, cifra non facile da ottenere ma nemmeno molto difficile, considerando il numero di elettori repubblicani che vorrebbero una “rivincita” sull’elezione statale del 2018. La campagna per la raccolta delle firme era stata pubblicizzata da un programma radiofonico conservatore al quale si sono poi aggiunte forze politiche dell’establishment repubblicano. Per qualificare a candidarsi come possibile sostituto di Newsom le procedure sono altresì non troppo difficili. Basta pagare una quota di 4200 dollari oppure raccogliere 7mila firme. Ecco come si spiega il fatto che nell’elezione di “recall” del 2003 vi furono ben 135 candidati su cui alla fine prevalse Schwarzenegger.
I guai di Newsom
Nel caso attuale, Newsom si trova inguaiato per la facilità di indire un’elezione di “recall” ma in parte anche per la sua condotta sulla pandemia. In un caso in particolare è circolata la notizia che il governatore aveva violato il lockdown partecipando a una festa con lobbisti della California Medical Association in un notissimo ristorante. Newsom si trova però in una situazione più vantaggiosa di quella di Davis nel 2003, quando l’elettorato repubblicano era al 35 percento, mentre adesso è solo al 24 percento. Solo il 40 percento dei californiani voterebbe al momento per rimuovere Newsom il quale recentemente ha ricevuto un indice di approvazione del 53 percento.
La sconfitta di Newsom appare improbabile anche per il fatto che l’ex presidente Donald Trump rimane oscurato e non potrà fare molto per assistere i probabili candidati. Questi includono John Cox, il candidato repubblicano sconfitto da Newsom nel 2018, Kevin Faulconer, ex sindaco di San Diego e Caitlyn Jenner, vincitrice di medaglie alle olimpiadi di Montreal nel 1976 quando era Bruce Jenner, prima di cambiare sesso. La Jenner è in contatto con collaboratori di Trump e potrebbe beneficiare del loro supporto, avendo espresso commenti di solidarietà per l’ex presidente.
Il “recall” appare costoso e anche inappropriato per lo Stato perché Newsom è al terzo dei suoi quattro anni del suo primo mandato. La prossima elezione per governatore avverrà nel 2022 e quindi con un po’ di pazienza i repubblicani avrebbero un’altra chance in poco tempo. Il “recall” però è una strada più promettente per loro perché in caso di rimozione di Newsom un repubblicano lo potrebbe rimpiazzare com’è avvenuto nel caso di Davis nel 2003. La legge del “recall” va cambiata perché troppo facile da abusare. Il 58 percento dei californiani favorisce cambiamenti maggiori o minori mentre il 35 percento la trova adeguata. Forse questa volta però i democratici, che probabilmente saranno ancora al potere, la modificheranno per i loro interessi politici che coincidono in questo caso con quelli di tutta la California.
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