Italia, tutte le imprese d’Inghilterra
Inghilterra–Italia, in programma domenica alle 21 nel tempio di Wembley, sarà la finale di Euro 2020 che tutti si attendevano, quantomeno da quando il tabellone ha visto la dipartita di Francia, Germania e Belgio. Quello tra Azzurri e Leoni è il match tra le squadre più complete di Euro 2020, dal punto di vista del gioco (gli uomini di Mancini) e della solidità (i ragazzi di Southgate). L’Italia, per come ha superato in scioltezza la prima fase e tritato il Belgio ai quarti, ha fatto davvero paura, sfoderando le innate capacità di sofferenza nei contesti meno favorevoli, con Austria e Spagna. Gioco e difesa, impersonati dalla coppia Jorginho-Chiellini: difficile chiedere di meglio. E l’Inghilterra? Dietro ha assunto le sembianze di un carro armato (1 solo gol subito, come gli Azzurri 2006 fino alla finale di Berlino), volando come farfalla in attacco – anche complice un percorso, eccetto la Germania, piuttosto comodo – grazie alla ritrovata verve di Kane e soprattutto agli spunti di un immarcabile Sterling.
Pronostico pari, 50 e 50, si direbbe. Non fosse che Maguire e compagni avranno a disposizione un Wembley gremito, che li spingerà come se non ci fosse un domani, nella speranza che l’arbitro Kuipers non segua lo ‘stile’ Makkelie, come nel rigorino della semifinale. Nel tentativo di far conquistare ai Leoni il primo Europeo della loro storia, alla prima finale giocata dopo i Mondiali 1966, e di suggellare la supremazia calcistica inglese anche a livello di nazionali, oltre a quella conclamata dei club di Premier League. Inghilterra favorita, dunque? Può darsi. Ma l’Italia in terra d’Albione, casa degli inventori del calcio (“Football is coming home”, lo slogan inglese che campeggia da giorni), ha dimostrato negli scorsi decenni di non essere nuova ad imprese storiche. Ventuno ve ne propone quattro. Nella speranza che domenica arrivi la quinta. La più importante di tutte.
1- I Leoni di Highbury
14 novembre 1934. “Una sconfitta celebrata come una vittoria”, l’appellativo passato alla storia del 3-2 con cui l’Italia di Vittorio Pozzo fresca campione del mondo perse in Inghilterra, nel primo match della storia tra le due nazionali giocato Oltremanica (il primo, a Roma un anno prima, finì 1-1). Un’amichevole, che però all’epoca valeva quasi più di un Mondiale stesso. Gli inglesi, infatti, in virtù della loro presunta superiorità sul resto del mondo, avevano disertato (e lo faranno anche nel 1938) la Coppa Rimet e l’incontro con gli Azzurri assunse sulla stampa le sembianze di una finale mondiale.
Che gli uomini di Pozzo iniziarono in modo terribile: 3-0 dopo 12 minuti e ridotti in 10 per l’infortunio di Monti (allora non erano previste sostituzioni). Per guadagnarsi il soprannome di Leoni di Highbury (dal nome dello stadio londinese dove si giocò la partita, a lungo casa dell’Arsenal) dal grande radiocronista Nicolò Carosio e il profondo rispetto dal pubblico inglese, l’Italia dovette realizzare due reti nella ripresa col grande Giuseppe Meazza, fino a sfiorare il pari nel finale al termine di una prova gagliarda.
2- Capello e la prima vittoria
14 novembre 1973. Quel soprannome tornò in voga esattamente 39 anni dopo, nella prima vittoria azzurra Oltremanica. Successo per 1-0 conquistato in amichevole, certo, ma passato ugualmente alla storia. Anche perché sugli spalti c’erano migliaia di tifosi italiani d’Inghilterra, in un clima da vera bolgia che si trasferì anche in campo. Chi lo firmò? Fabio Capello, con un tocco da pochi passi nel finale sulla respinta di Shilton. Quel Capello che nel 2007 diventò ct dei Leoni, portandoli ai mondiali sudafricani. Dimenticavamo: quell’1-0 dei ragazzi di Ferruccio Valcareggi arrivò proprio a Wembley.
3-Magic Box
12 febbraio 1997. Un’altra data storica, che suggellò la prima vittoria ufficiale dell’Italia in casa dell’Inghilterra, nelle qualificazioni mondiali di Francia 1998. Anche in quell’occasione, come nel ’73, finì 1-0. E anche allora a deciderla ci pensò un personaggio legato agli inglesi, molto più di Capello: parliamo di Gianfranco Zola, ‘Magic Box’, un funambolo che dal 1996 al 2003 fece la storia del Chelsea. E che dimostrò tutta la sua classe in quel gol, realizzato ad inizio partita abbrancando in velocità un lancio dalle retrovie di Costacurta e infilando il portiere Walker con un gran destro sul suo palo. I Leoni di David Beckham non riuscirono a sfondare il muro degli uomini di Cesare Maldini. Manco a dirlo, il teatro di quella vittoria fu Wembley.
4- Il nuovo Wembley e la tripletta del ‘Pazzo’
24 marzo 2007. Poco più di 10 anni dopo, ecco un’altra grande prova azzurra in terra d’Albione. Anche in questo caso si trattò di un’amichevole, tra Under 21 per giunta, ma il contesto fu del tutto particolare: era la prima partita in uno Wembley ristrutturato dopo quattro anni di lavori, lo stesso Wembley 2.0 che ospiterà la finale di Euro 2020. E, come non poteva essere altrimenti, ci pensò l’Italia ad inaugurarlo. Più precisamente con un giovane Gianpaolo Pazzini, che mise a segno una tripletta, nel pirotecnico 3-3 finale. Forse l’impresa più grande del ‘Pazzo’ nella sua carriera.
Il tecnico degli azzurrini era Pierluigi Casiraghi, in campo 10 anni prima nel vecchio Wembley. E uno dei centrali azzurri? Nientemeno di Giorgio Chiellini, l’unico superstite di quel match convocato ad Euro 2020, ancora oggi uno dei baluardi azzurri. Giorgione era in campo anche nel 2-1 sugli inglesi dello sfortunato (per entrambe, eliminate a braccetto nel girone) mondiale brasiliano del 2014, ultimo match ufficiale tra Azzurri e Leoni. Gare nelle quali, come dimostrano i precedenti (un solo ko, nelle qualificazioni mondiali 1978), l’Italia di solito ha la meglio sull’Inghilterra. Siamo legittimati a fare gli scongiuri.