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Etiopia, il Tigray in fiamme

Al presidente dell’Etiopia Abiy Ahmed Ali, nel 2019, è stato dato il premio Nobel per la Pace «per i suoi sforzi per raggiungere la pace e la cooperazione internazionale, e in particolare per la sua decisiva iniziativa per risolvere il conflitto di confine con la vicina Eritrea».
La sua immagine, che circola, di un premio Nobel per la Pace in tenuta militare con piglio guerriero è significativa delle dolorose contraddizioni che stanno vivendo i popoli che vivono in Etiopia, dove l’etno-federalismo sta fallendo drammaticamente.

Abiy Ahmed Ali, presidente dell’Etiopia. Foto tratta dalla sua pagina Facebook
I bombardamenti

L’aeronautica federale etiope ha bombardato Macallè, capitale del Tigray, per la seconda volta in tre giorni. Il bombardamento di lunedì scorso, 18 ottobre, è stato inizialmente smentito da Addis Abeba. Il segretario ai Servizi di Comunicazione, Legesse Tulu, aveva brillantemente affermato: «Perché il governo etiope dovrebbe bombardare una sua città? Macallè è una città etiope». Poi il bombardamento è stato confermato anche da fonti ufficiali etiopi, secondo cui sono state colpite zone industriali dove si trovavano attrezzature utilizzate dal Fronte di liberazione popolare del Tigrè (Tplf). Comunque vi sono state vittime civili: lunedì scorso fonti ospedaliere parlavano di almeno tre civili morti sotto le bombe, tra cui due bambini, ma non vi sono numeri precisi.

Una gigantesca crisi umanitaria

I bombardamenti sono parte di un’escalation militare. Si continua a combattere nell’Amhara e nell’Afar, mentre nel Tigray vi è in atto una crisi umanitaria di grandi e drammatiche dimensioni.
Prezzi impazziti, ospedali senza farmaci e bimbi denutriti nella capitale regionale. «Almeno 400mila persone vivono in condizioni simili alla carestia. I livelli di malnutrizione infantile segnalati sono ora allo stesso livello dell’inizio della carestia in Somalia del 2011. Ad oggi, il flusso di aiuti umanitari per soddisfare questi bisogni rimane molto al di sotto del necessario». Così il Segretario delle Nazioni Unite Guterres.
Circola una domanda. Verrà tolto al presidente dell’Etiopia, Abiy Ahmed Ali, il premio Nobel per la Pace?