Italia, due motivi per credere nel Qatar
La semifinale (sulla carta) più facile, contro la Macedonia. E, in caso di vittoria, la finale (sempre sulla carta) più difficile, forse in Portogallo. I prossimi Mondiali rischiano di essere ancora stregati per l’Italia, che dopo il trionfo del 2006 ha collezionato solo disfatte, tra eliminazioni precoci (2010 e 2014) e mancate qualificazioni (2018 e, si spera, non 2022). Peraltro in questo caso il fallimento azzurro sarebbe ancora più fragoroso, visto il serio pericolo di non arrivare alla Coppa del Mondo da campioni d’Europa in carica, come solo Cecoslovacchia, Danimarca e Grecia. Dagli allori dell’11 luglio di Londra, apparente alba di un ciclo radioso, all’improvviso ritorno sulla terra del 15 novembre di Belfast, che ci ha spediti negli inferi dei playoff, per giunta con sorteggio assai sfortunato.
I due motivi…
Ma di motivi per sperare che l’Italia di Mancini tra un anno sarà in Qatar ce ne sono, a patto di ritrovare la gioia e il divertimento che ci hanno consegnato il secondo Europeo della storia e il record di imbattibilità di ogni tempo. Magari facendo ricorso ad un Joao Pedro in più per alleviare il nostro mal d’attacco. Due in particolare questi motivi: il fatto che in Italia gli azzurri non hanno mai perso una gara di qualificazioni mondiali (potrebbe tornarci utile contro la Macedonia, si giocherà a Roma) e la nostra innata capacità di vincere da sfavoriti (ideale in una eventuale finale da giocare in un ambiente caldo, che sia Lisbona o Istambul), ribaltare i pronostici scritti.
In Italia nelle qualificazioni mondiali non si passa mai
La nostra ‘eterna’ imbattibilità nelle gare casalinghe di qualificazioni ai mondiali nasce il 24 gennaio 1954, quando ci giocammo l’approdo alla Coppa del Mondo di Svizzera 1954 contro l’Egitto, battuto 5-1 nel match di ritorno (il primo ad essere trasmesso in tv in Italia, dalla neonata Rai) a Milano (dopo il 2-1 dell’andata a Il Cairo). Da allora l’Italia ha disputato 58 partite sul nostro suolo, vincendone 48 e pareggiandone 10. Mai una sconfitta. Un record. Condiviso in Europa solo con la Spagna, che ha addirittura giocato più gare di qualificazioni degli azzurri (l’Italia era qualificata di diritto ai Mondiali 1934, 1938, 1950, 1986 e 1990, in quanto campione in carica – privilegio oggi abolito – o nazione ospitante).
Tuttavia questo primato non sempre ci è bastato per arrivare primi nel girone e qualificarci così direttamente ai Mondiali. Vedi i gironi di qualificazione a Francia 1998, Russia 2018 e Qatar 2022, conclusi al secondo posto con contestuale condanna agli spareggi, lotterie di nervi e di sangue. Nei quali neppure conservare l’imbattibilità (il famigerato 0-0 con la Svezia a San Siro del 13 novembre 2017 che ci ha interdetto la Russia) è stato sufficiente. Il rischio che potremmo correre a Roma il prossimo 24 marzo 2022 contro la Macedonia, che magari punterà a mantenere il pari nei 120’ e punirci poi ai rigori. Ma il divario tecnico con la nazionale balcanica resta ampio e la storia azzurra in termini di imbattibilità interna nelle qualificazioni mondiali non potrà non pesare. Peccato solo non poterla sfruttare in un’eventuale finale, che le urne poco benevole di Nyon ci farebbe giocare in trasferta. Una trasferta dalle difficoltà enormi.
E in finale servirebbe una nuova impresa
La tradizione della Nazionale di saper vincere ‘solo’ da sfavorita è ben nota e a guardar bene, senza scadere nella retorica, tutti i nostri successi recenti (1982, 2006, 2021) sono arrivati in questo modo. Perciò giocarci il pass per il Mondiale contro i favori del pronostico in un’eventuale finale playoff in Portogallo, nel bollente Da Luz di Lisbona, potrebbe dare a Bonucci e compagni un’incredibile spinta psicologica. A maggior ragione visto un avversario dal tasso tecnico superiore, guidato dalla ferocia di un Cristiano Ronaldo all’ultima chance di qualificarsi – e vincere – un Mondiale. Missione ardua. Ma di quelle che l’Italia nella storia (non ultima la finale europea di Wembley) ha saputo conquistarsi. In misura minore, lo stesso discorso andrà applicato anche in caso di finale con la Turchia. Vero che Calhanoglu&Co sono qualitativamente alla portata, ma l’ambiente di Istanbul avrebbe contorni a dir poco infuocati, a maggior ragione dopo una semifinale vinta in terra lusitana. Ma se gli azzurri di Mancini sfodereranno anche solo la metà del connubio talento/carattere dimostrato dagli uomini di Lippi nella semifinale di Germania 2006 al Westfalen Stadium di Dortmund contro i padroni di casa tedeschi, il Qatar e i Mondiali non resteranno una chimera.
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