Fare gruppo, restare uniti, non lasciare i compagni soli. Vale per lo sport come per la vita. Principi fondamentali, tanto più in momenti difficili, quando la paura e le difficoltà evidenziano l’importanza di sentirsi parte di una comunità e ragionare da collettivo.
Questo è lo spirito di Gol Gol Rap, la nuova canzone degli Assalti Frontali, storico gruppo rap ai massimi livelli della scena italiana da oltre 30 anni. Che per l’occasione, con il coinvolgimento dei bambini del Piccolo Coro dell’Antoniano, ha scelto la metafora del calcio per lanciare un messaggio di incoraggiamento alle giovani generazioni. «Restando se stessi», aggiunge convinto Luca Mascini, alias Militant A, voce e cuore degli Assalti Frontali, raggiunto al telefono da Ventuno.
Già, perché per «andare dritti verso il successo» bisogna lottare uniti, con lealtà e determinazione. Ricordando che «battere l’avversario è solo una parte della vittoria». A dirlo è sempre Militant A, che nella canzone interpreta Mister Assalti, un allenatore che dal campo di gioco ai banchi di scuola vuole trasmettere autostima e spirito di solidarietà ai ragazzi.
«Questa non è una partita, è una battaglia contro l’ingiustizia, come succede sempre nella vita». Si compiono errori, si può prendere la traversa, ma con la forza di una squadra si può fare gol. Come? «A ritmo di rap, soul e rock’n’roll».
Com’è nata questa canzone?
«Nel mio quartiere, Casilino-Centocelle a Roma, c’è un’associazione di calcio popolare che si chiama ‘Liberi di giocare’. Mi hanno chiamato a fare il ‘mister’ in un torneo di giovanissimi. Prima di scendere in campo caricavo i ragazzi e li organizzavo mentalmente per sviluppare azioni di gioco. Durante la partita li incitavo da bordo campo e alla fine cercavo di gestire le emozioni. L’entusiasmo che nasceva era grandissimo. Capivo quanto questa cosa ci avvicinava al senso della vita stessa».
Un’esperienza sociale trasformata in arte.
«Il torneo è andato alla grande, siamo arrivati in finale e la finale è finita in pareggio. Poi i tempi supplementari e i rigori. Eravamo in vantaggio nella sequenza, bastava segnare per vincere, ma gli ultimi due tiri sono andati sulla traversa e abbiamo perso. La squadra era disperata, cercavo di consolarli ma senza riuscirci. Tornato a casa ho scritto la canzone. Il giorno dopo in studio l’ho registrata pensando che non l’avrei mai pubblicata. Pensavo solo di regalarla ai miei ragazzi, ma tutti mi guardavano ridendo e dicendo: ‘Sei pazzo? Pubblicala!’ Così l’ho proposta al Coro dell’Antoniano, diretto da Sabrina Simoni. Ed eccola qui».
Assalti Frontali e Coro dell’Antoniano. A primo impatto uno strano accostamento.
«In realtà abbiamo un sacco di cose in comune. Poi da diversi anni mi dedico a laboratori rap con bambini e ragazzi delle scuole, in Italia e all’estero, quindi questa collaborazione nasce sull’onda dell’impegno per le nuove generazioni. Ne sono esempio brani degli Assalti che hanno come orizzonte i diritti degli studenti, come Il rap della Costituzione o Il rap di Enea. Oppure i temi di denuncia ambientale, come nel caso de Il lago che combatte».
In Gol Gol Rap il calcio è una metafora della vita. Il discorso motivazionale va ben al di là del rettangolo di gioco. Ma oggi il calcio è quello dei soldi, delle tv e degli ‘intrallazzi’?
«Da anni ormai. Anzi, oggi la guardia di finanza entra nelle società per perquisirle… (il riferimento è all’indagine in corso sulla Juventus per plusvalenze e falso in bilancio, ndr). Eppure il calcio resta uno sport bellissimo che riempie il cuore del popolo».
Gol Gol Rap è anche un inno al calcio popolare. Esistono da anni molte esperienze del genere in Italia (leggi anche Livorno Popolare, un altro calcio è possibile?): sono tentativi di riprendersi il pallone con principi sani o realtà alternative un po’ velleitarie?
«Un po’ entrambe le cose, ma soprattutto sono tentativi di costruire quartieri solidali, attraverso lo sport popolare. Di vivere insieme, occupandosi gli uni degli altri. È qualcosa che va al di là del calcio in senso stretto, è sentirsi parte di una comunità».
Gli Assalti Frontali sono nati nel 1990 dal centro sociale romano Forte Prenestino. Facendo poi la storia del rap. Allo stesso modo, in molti centri sociali di quegli anni sono nate esperienze estremamente vitali e proficue, anche dal punto di vista artistico, culturale e musicale. Si pensi all’Isola nel Kantiere e al Livello 57 di Bologna ma anche ai centri sociali di Milano, Torino e Napoli, dove sono emersi gruppi come i Subsonica o i 99 Posse. Perché oggi non c’è più questa spinta nei centri sociali, che agli occhi di tanta gente comune appaiono come luoghi chiusi per ‘sfaccendati’?
«Io stesso a un certo punto ho avuto bisogno di uscire dal centro sociale. Ho fatto il mio percorso nelle scuole, con i laboratori eccetera. Effettivamente c’è stata una trasformazione anche antropologica. Ma bisogna analizzare quello che è successo negli ultimi 20 anni. Dalla disillusione post-Genova 2001 alla guerra che il movimento pacifista non è riuscito a fermare, fino alla crisi economica del 2008, ci sono stati diversi passaggi che hanno incrinato molto l’idea che si potesse cambiare il mondo. E che la coscienza collettiva potesse generare dei risultati concreti. Quindi ci si è rinchiusi nella propria solitudine. I centri sociali di oggi avrebbero bisogno dei ragazzi di oggi ad animarli. Da questo punto di vista a Roma i ragazzi stanno occupando un sacco di scuole, sono momenti di vitalità che reputo molto positivamente. Il senso è: occupiamo la scuola ma anche occupiamoci della nostra vita. Questi ragazzi devono diventare cittadini, prendersi le loro responsabilità».
Oggi c’è pure il Covid a estremizzare la solitudine…
«C’è una società impaurita, siamo tutti più soli. Ecco perché Gol Gol Rap vuole essere uno sprone per restare uniti, fare squadra e continuare a ragionare da collettivo».
Progetti per il futuro?
«Ho un sacco di materiale per fare un nuovo disco che nasce dalle scuole, anche dai licei».
Resterete sempre impegnati anche politicamente con la vostra musica?
«Beh, certo, è la nostra vita. Noi siamo così, non possiamo cambiare».