«Potrebbe il presidente prevenire la rimozione di ogni ‘alien’ (alieno, straniero) presente illegalmente negli Stati Uniti in questo momento?» Questa la domanda del presidente della Corte Suprema John Roberts in un’audizione del 2016 sull’ordine esecutivo dell’allora presidente Barack Obama, che avrebbe protetto da deportazione i genitori con figli residenti legalmente in America. Il termine “alien” riflette il linguaggio giuridico tradizionale per descrivere questi individui senza diritto legale di essere negli Usa, ma la giudice della Corte Suprema Sonia Sotomayor cercò di correggere Roberts seppure in stile diplomatico. La Sotomayor disse che era preferibile usare l’espressione “undocumented immigrants” (immigrati indocumentati) poiché “alien” riflette un linguaggio offensivo, suggerendo che questi immigrati siano “tossicodipendenti, ladri, o assassini”.
Il linguaggio per descrivere gli immigrati spesso diventa carico di sfumature politiche, tipicamente negative. Ecco perché in alcune legislature statali questi termini potenzialmente offensivi sono sotto considerazione di essere rimossi dagli statuti. Lo hanno fatto la California e il Colorado dove “alien” e “illegal immigrants” sono stati sostituiti con “indocumentati” o “non-cittadini”. Una decina di altri Stati sta considerando di seguire la stessa strada.
Questi cambiamenti linguistici migliorano la situazione anche se non la risolvono completamente. La lingua inglese è molto ricca ma in alcuni casi non riesce a trovare “le mot juste” come diceva Gustave Flaubert, il romanziere francese che a volte passava giorni per trovare l’espressione perfetta a lui necessaria. Il termine “alien” sarà giuridicamente ancora parte del sistema legale e merita cambiamenti, ma è certamente divenuto altresì inefficace nel linguaggio comune. “Illegal alien” è orribile poiché crea l’immagine di extraterrestri da non confondere con altri “alien” del nostro pianeta che potrebbero avere il diritto di essere presenti negli Usa. La cosiddetta “Alien Registration Card”, comunemente chiamata “Green Card” (Cartellino Verde), concessa a residenti legali, si usa ancora in America anche se il termine ovviamente dovrebbe offendere tutti.
Anche offensivi sono alcuni termini come “illegal immigrants” (immigrati illegali) favoriti dalla destra poiché coincide con una certa ideologia politica poco accogliente, nonostante il fatto che gli Stati Uniti sono un Paese in grande misura composto da discendenti di persone da tutte le parti del mondo. L’espressione “illegal immigrants” li congiunge con i criminali i cui reati vanno molto al di là della mancanza di documenti appropriati per essere negli Usa. La distanza fra “illegal immigrants” a reati molto seri non è dunque molto lunga nella mente di alcuni, come ha sottolineato la giudice Sotomayor. In un’intervista alla Abc alcuni anni fa, l’ex governatrice dell’Arizona Jan Brewer non poteva capire perché “illegal immigrants” possa causare problemi. La Brewer continuò a dire che gli americani “credono alle leggi” e che non si possono tollerare questi “elementi criminali” a causa dei quali il suo Stato doveva affrontare i cartelli mafiosi. La Brewer, in effetti, suggeriva che un immigrante senza documenti di residenza legale era criminale, puro e semplice.
In realtà, il reato commesso dalla stragrande maggioranza degli individui senza documenti di residenza legale consiste in una fattispecie minore, la cui conseguenza è semplicemente la deportazione. Quindi “illegal immigrants”, oltre ad essere offensivo, divisivo e disumanizzante, è anche lontanissimo dalla realtà, specialmente perché una persona non può essere illegale. L’azione dell’individuo lo può essere. Dunque non esistono autisti illegali, vigili del fuoco illegali, medici illegali, ecc., anche se alcuni di questi individui potrebbero essere colpevoli di reati. La loro esistenza però non si può descrivere con il termine “illegal”. Quando si usa invece l’espressione “illegal immigrants” si suggerisce che le persone stesse siano illegali. Questo aggettivo si usa solo per descrivere gli immigranti senza documenti e nessun altro. Gli esseri umani non possono essere né legali né illegali. Sono semplicemente esseri umani.
Dato che l’espressione “illegal immigrants” continua ad avere una connotazione sempre più negativa, la Associated Press, la Nbc, l’Abc e Usa Today hanno vietato il suo uso. Il New York Times non ha fatto altrettanto ma incoraggia i suoi giornalisti a usare alternative, ricalcando le possibili azioni illegali e non soffermandosi sull’etichettamento degli individui.
Un termine più accettabile e neutrale da usarsi può essere “undocumented workers” (lavoratori indocumentati). Usando questa espressione si mette da parte la maggior parte della carica negativa di “illegal”, ma allo stesso tempo non centra il bersaglio al 100 percento perché include potenzialmente anche i bambini e altri individui che forse non lavorano.
Riconoscendo che l’espressione “illegal aliens” è completamente inappropriata, la Library of Congress ha cambiato le sue documentazioni usando “undocumented immigrants, non citizens” (non cittadini), oppure “unauthorized immigrants” (immigrati non autorizzati). Quest’ultima si avvicina molto di più alla realtà poiché è comprensiva ed esclude sfumature negative.
L’azione della California e Colorado per allontanarsi da “illegal aliens” e “illegal immigrants” è certamente un passo avanti poiché rstituisce agli immigrati la loro dimensione di esseri umani. Come disse Elie Wiesel, (1928-2016) sopravvissuto ai campi di concentramento di Auschwitz, Buna e Buchenwald, e vincitore del Premio Nobel per la Pace, “nessun essere umano è illegale”.
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