L’assordante silenzio dell’Assocalciatori sul campionato ai tempi del Covid
E così, non contento di altre pessime figure, il calcio italiano ha visto bene di scrivere un’altra pagina di cui non sentivamo il bisogno. Forse è l’effetto dei cambiamenti climatici, il caldo, il freddo, persino i cicloni che non si erano mai visti e che abbiamo importato dalle Americhe come molte proprietà di club… Sarcasmo a parte, la mia nota non ha ricette per superare il problema, semplicemente sposta il punto di osservazione di un problema. Perché “il problema” amici cari non è un regolare svolgimento del calcio ai tempi del Covid. Il problema è il Covid. Il problema non è uno 0-3 a tavolino, la lotta per l’Europa o un giudice sportivo. Il problema è garantire la salute. E c’è una grossa differenza. Qualcuno in queste ore ha trasformato uomini e calciatori in automi o robot come lavatrici programmati per giocare. È questo che, a mio avviso, indigna. Un sistema che ormai, in ogni eventualità, scavalca l’uomo.
Dai “protocolli ai “vizi di forma”: tante parole ma alla salute dei calciatori nessuno pensa
In queste ore non mancano dotti e sapienti che si affannano a criticare scelte sanitarie giudicate fuori da un ordine. La parola d’ordine che usano tutti è “protocollo”. Dibattiti radio, discussioni sui giornali e sui social. Ma davvero si darà lo 0 a 3? Fino ai “vizi di forma”: che, badate bene, sono l’esempio più nitido di quanto accade. L’interesse pubblico più forte del diritto privato. La salute è un diritto? Nessuno dei molti giudicanti, nessuno, che risponda alla domanda: qual è l’interesse della persona? Presi dal problema annoso, più annoso, di un campionato, di una partita di calcio. Flaiano sguazzerebbe con la sua ironia sferzante in quest’acqua poco limpida. Ascolto radio Sportiva e trasecolo. Manca una voce importante, secondo me. L’Assocalciatori tace (nella foto principale, il presidente Aic Umberto Calcagno, tratta dal suo profilo Instagram). È questo il vero scandalo. La salute non è assoggettata ai soldi, altrimenti i miliardari non si ammalerebbero di cancro. Insomma, al piano terapeutico che qualcuno presenta vengono fatte le pulci, deve per forza esserci sorto qualcosa. Se un lavoratore come purtroppo avviene spesso cade da un’impalcatura, i primi a parlare sono i rappresentanti di quel lavoratore che non chiedono risarcimento, bensì pretendono una maggiore sicurezza. Ma il calcio non perde occasioni per dimostrarsi un mondo parallelo. Un mondo a parte. Un medico ferma un gruppo imponendo la quarantena, mentre un altro gruppo scende in campo e fa allenamento, come nulla fosse. Interessi diversi? Forse umani e umanoidi?
Il risultato industriale in cima, e non da oggi…
Questa è la vera pagina tristissima del momento. È la voce del ds preoccupato dei tanti impegni prossimi venturi da far combaciare. Preoccupato del risultato industriale, mentre nei reparti di terapia intensiva si muore. Vite parallele. Può il denaro indicare la via? Ma la salute non conta, non ha mai contato. Non ci sarebbero tante vedove di campioni a chiedere oggi cosa contenessero certe pilloline… Il teatrino che pianse Taccola… Che spese lacrime per Signorini e Borgonovo… Ma l’Assocalciatori tace. Quello che di grave c’è in tre giocatori che vengono precauzionalmente fermati a cui il sistema impone di giocare è un principio netto e chiaro, sono competenze non politica. Altrimenti, in caso di forte cefalea, rivolgetevi a un commercialista.