Racconti dalla Coppa d’Africa
La Coppa d’Africa, tradizionalmente, è la competizione più iconica del calcio internazionale. In ogni edizione si accavallano sorprese e storie dal sapore antico, tra il folkloristico e il pittoresco, così lontane dall’immaginario di un pallone ovattato e spesso privo di sentimenti come quello che vediamo tutti i giorni. Peraltro questa coppa rappresenta quasi un delitto, un’offesa agli interessi milionari delle big italiane ed europee, private per settimane – e in un momento importante della stagione, a gennaio – di giocatori fondamentali. Eppure la Coppa d’Africa resiste e continua ad essere giocata, in inverno e ogni due anni. Così, per celebrarla, Ventuno ha scelto quattro racconti succosi emersi dall’edizione di Camerun 2022, la numero 33 della competizione.
1 – Gambia, piccoli Scorpioni tra i giganti
Partiamo dal calcio giocato. La Coppa sta arrivando nella sua fase clou e siamo alla vigilia dei quarti di finale, in programma sabato 29 e domenica 30 gennaio. Questo il tabellone: Tunisia-Burkina Faso, Camerun-Gambia, Senegal-Guinea Equatoriale e Marocco-Egitto. Tutto sommato non ci sono stati grossi sconquassi e le uniche grandi che mancano all’appello delle magnifiche 8 sono l’Algeria campione in carica, la Nigeria (vittoriosa nel 2013), la Costa d’Avorio (eliminata ai rigori dall’Egitto nel super match degli ottavi) e il Ghana. Pochi gol, con 20 partite su 44 terminate con una sola segnatura, a testimonianza di un torneo fisico e non troppo spettacolare. Nel quale le stelle del firmamento internazionale (Salah, Kessie, Mane, Ayew, Keita…) hanno trovato più di qualche difficoltà.
La sorpresa più grande? Detto che Burkina Faso e Guinea Equatoriale stanno stupendo non poco (ma entrambe, tra 2013 e 2015 erano già arrivate in fondo), la palma non può che andare al Gambia, al debutto assoluto nella competizione. Gli Scorpioni, peraltro, in rosa hanno sei giocatori che militano in Italia: non solo i big Barrow (Bologna), i due Colley (Omar nella Samp ed Ebrima dello Spezia) e il romanista Darboe, ma anche due giocatori della nostra serie C, Sibi (Virtus Verona) e Bobb (Piacenza), e due italiani componenti dello staff, il preparatore atletico Caleca e il capo osservatore Soli. A dare un ulteriore tocco magico all’avventura degli Scorpioni, il più piccolo paese dell’Africa continentale, enclave del Senegal, è il commissario tecnico, il giramondo belga Tom Saintfiet, autentico ‘santone’ europeo del calcio africano.
2- Il record mancato dell’Algeria
Uno dei trend-topic di inizio Coppa era la possibilità dell’Algeria di battere durante la competizione il record di imbattibilità dell’Italia, 37 partite senza sconfitte. E le ‘Volpi del deserto’, grazie allo 0-0 del debutto contro Capo Verde, erano arrivate a quota 35. Tuttavia quando si parla di Africa i numeri, talvolta, si tingono di giallo. Spulciando nelle statistiche, infatti, è rintracciabile una sconfitta dell’Algeria nell’African Nations Championship 2019 contro il Marocco, che avrebbe troncato anzitempo il record. “Ma è una sconfitta che non va considerata, questa coppa è riservata soltano a chi milita in Africa”, l’obiezione algerina.
Ogni potenziale polemica sul record, però, è stata sventata dalle sorprendenti sconfitte di Bennacer e compagni nelle due partite successive (1-0 dalla Guinea Equatoriale e 3-1 dalla Costa d’Avorio), che hanno portato alla loro precoce eliminazione. Ma c’è un’altra africana pronta a mettere in discussione il primato azzurro. Il Marocco infatti, con i quattro risultati utili di questa Coppa, è balzato a quota 33 gare filate senza sconfitta (l’ultima risale al 2019) e arrivando in fondo alla competizione giungerebbe a 36. Ma anche qui ci sarebbero di mezzo alcune gare di Arab Cup…
3 La favola delle Isole Comore e…
La favola di questa edizione, comunque finirà la Coppa, c’è già: le Isole Comore. La Nazionale del piccolo arcipelago in mezzo all’Oceano Indiano, capitale Moroni, poco meno di un milione di abitanti, alla prima qualificazione alla fase finale ha subito fatto centro, ottenendo il pass per gli ottavi di finale. Decisivo il 3-2 nell’ultimo incontro del girone sul ben più titolato Ghana, un’impresa valsa l’ingresso tra le migliori terze e il contestuale passaggio al turno successivo.
Poi, siccome quasi sempre le favole finiscono, agli ottavi è arrivata l’eliminazione (seppur onorevole, ko 2-1) per mano dei padroni di casa del Camerun, favorita per la vittoria finale. La partita, peraltro, ha avuto un epilogo tragico a causa della morte di 8 tifosi, uccisi durante una fuga precipitosa verso gli ingressi dello stadio Olembe di Yaoundé. Una magica serata sul terreno di gioco offuscata da una mattanza dai contorni ancora incerti sugli spalti, che noi italiani (vedi Heysel) purtroppo conosciamo bene.
4 …del ‘portiere’ Chaker Alhadhur
Già, perché le Comore hanno disputato la partita più importante della loro storia sostanzialmente senza portiere. La positività al Covid di due estremi difensori e l’infortunio occorso col Ghana a Salim Ben Boina hanno costretto i ‘Celacanti’ (il soprannome degli isolani, dal nome di un pesce a rischio estinzione tipico del luogo) a schierare tra i pali un difensore, Chaker Alhadhur. Una situazione assurda, tragicomica.
E dire che l’improvvisato guardiano, scelto dal tecnico dei portieri Padovani in quanto “il giocatore di movimento che in allenamento meglio se l’era cavata in porta”, non si è neppure disimpegnato male, limitando il passivo al cospetto del Camerun a soli due gol subiti. A rendere la storia ancor più appassionante, il fatto che Alhadhur abbia giocato con una maglia numero 16, sulla quale è stato sovrapposto con uno scotch azzurro il suo numero 3. Poesia pura. Che farà ricordare a lungo le gesta dei ragazzi di Amir Abdou. E, qualsiasi sarà la nazionale trionfatrice, anche questa Coppa d’Africa.