“Di tutti i miei mestieri terrestri, quello violento della scrittura mi si addiceva di più”. Rodolfo Walsh
Sono trascorsi 45 anni da quando Rodolfo Walsh è stato assassinato e fatto sparire, poco dopo aver scritto Carta Abierta de un escritor a la Junta Militar. Un testo che inizia così: “Quindicimila dispersi, diecimila prigionieri, quattromila morti, decine di migliaia di esuli sono le cifre reali di questo terrore….”
Era il 25 marzo 1977 a Buenos Aires e Walsh aveva 50 anni. Camminava lungo Avenida San Juan e Entre Rios a Combate de los Pozos a Buenos Aires, quando fu attaccato probabilmente dal criminale Astiz. Walsh tirò fuori una pistola, si riparò dietro un albero e fece fuoco prima di essere abbattuto da più di 25 soldati che lo circondavano.
Secondo le testimonianze di altri prigionieri dell’ESMA, arrivò gravemente ferito e poi morì. Il destino del suo corpo è ancora sconosciuta. Si sa che criminali dell’ESMA si impadronirono di suoi scritti e beni. Rodolfo Walsh comunque non fu sconfitto quel giorno. Continua a vincere con il suo esempio e le sue parole, come miliante rivoluzionario, scrittore e giornalista.
Durante la sua vita ha lavorato a Cuba a Prensa Latina e fondò nel 1976 l’agenzia giornalistica ANCLA (Agencia de Noticias Clandestina), il suo capolavoro di giornalismo controcorrente. Qui valorizzò le sue caratteristiche di comunicatore collettivo. Anni prima aveva pubblicato eccellenti articoli nel giornale Prenza o investigando l’occupazione sionista della Palestina. La regola fondamentale del suo giornalismo sta nella responsabilità dell’informazione, è una delle figure più perfette dello scrittore impegnato in Argentina.
Gli articoli di Rodolfo Walsh lo confermano. Scrittore letterario, politico, militante di verità e giustizia. Uomo di prosa concisa e sonora, è stato grande cronista della complessa storia recente dell’Argentina. El violento oficio de escribir riunisce quasi tutti le sue note giornalistiche e nel 2016 è stato pubblicato dalla casa editrice La Nuova Frontiera. Il volume curato e introdotto da Alessandro Leogrande, è composto da una serie di articoli di Rodolfo Walsh che coprono un arco temporale molto ampio – dal 1953 al 1977 –, in cui sono raccontate le condizioni sociali e politiche che portarono alla grande catastrofe argentina del ’76. A questi articoli si affiancano altri reportage più lunghi, dove l’autore ha avuto modo di mettere in luce tutto il suo talento di grande narratore.