Ripubblichiamo questo articolo di Giuseppe Gabrieli, a dieci anni dalla scomparsa di Lucio Dalla.
Lucio Dalla ha legato il suo nome a quello di Bologna, la città in cui è nato, cresciuto e in cui ha vissuto gli ultimi anni della sua vita. I portici, le chiese e le strade della città emiliana hanno fatto da sfondo alle storie raccontate nei testi del cantautore già dagli esordi. E Bologna è stata il nucleo della sua musica fino al giorno della sua scomparsa improvvisa a Montreux, in Svizzera, l’1 marzo del 2012.
In Certosa fra i grandi
Parte dalla fine il viaggio fra i luoghi della Bologna di Lucio Dalla. Il suo corpo viene, infatti, seppellito nel cimitero monumentale della Certosa del capoluogo emiliano. La tomba di Dalla fa capolino fra quelle delle grandi personalità della città sepolte in quella zona del cimitero. Si trova, infatti, alla sinistra di quella di Giosuè Carducci e a pochi passi da quelle del compositore Ottorino Respighi e del pittore Giorgio Morandi.
Sulla lapide è inciso l’ultimo verso di Cara: «Buonanotte, anima mia, adesso spengo la luce e così sia». Su di essa si erge la sagoma in bronzo del cantautore con panama in testa e bastone in mano, realizzata dallo scultore Antonello Paladino. Si tratta della stessa foto apparsa sulla copertina dell’album DallAmeriCaruso e scattata alle isole Tremiti dall’amico fotografo di fama mondiale Luigi Ghirri.
Storie di casa mia
La vita di Lucio Dalla, dal 4 marzo del 1943, si muove tra le strade attorno alla sua casa natale, in piazza Cavour. Ed è proprio la sua data di nascita che dà il titolo al suo maggiore successo degli esordi, 4/3/1943, presentata al festival di Sanremo del 1971 e contenuta nell’album Storie di casa mia. In quanto a case Dalla ne cambierà alcune negli anni. Dapprima va a vivere insieme alla madre Iole in via delle Fragole, in zona Murri, e poi, qualche anno più tardi, in vicolo Marescotti, di nuovo nel centro storico. L’anno precedente al successo sanremese, che gli vale il terzo posto assoluto, aveva pubblicato l’album Terra di Gaibola, in riferimento a una zona collinare della città.
Non si perde neanche un bambino
Proprio fra quei portici tutti uguali, che si aprono su piccole piazze o che nascondono delle corti con torri medievali, il bambino Lucio Dalla si muoveva a occhi chiusi. Per un non bolognese, come il personaggio di Berlino incontrato in Disperato erotico stomp, sarebbe difficile non confondersi in quel paesaggio urbano così simile, ma Dalla assicura che «nel centro di Bologna non si perde neanche un bambino». Apparsa in Come è profondo il mare del 1977, con quell’aria scanzonata e provocatoria grazie ai palesi richiami al sesso e alla masturbazione, diventa un inno per gli studenti universitari che negli anni a venire avrebbero popolato le piazze bolognesi a suon di chitarre e birre a pochi euro.
Gli innamorati in piazza Grande
Né piazza Maggiore e nemmeno piazza Grande a Modena. La Piazza Grande di Dalla è quella in cui è nato e cresciuto, ossia piazza Cavour, in cui poteva osservare perdigiorno e innamorati muoversi tra le panchine e l’erba lì presenti. Scritta insieme a Gianfranco Baldazzi e Sergio Bardotti, la canzone viene presentata a Sanremo del 1972 e diventa uno dei maggiori successi dell’artista. Nella canzone, Dalla ha gli occhi di un vagabondo, un uomo senza cibo, senza casa e senza una donna. Ma la gente che vive quella piazza, e allargando lo sguardo che vive la città, è la sua famiglia.
Nell’ultimo concerto a Bologna prima della sua morte è però piazza Maggiore a fare da sfondo sullo schermo dell’allestimento. Così come all’ultimo saluto a Dalla è quella la piazza che omaggia il suo cantautore con oltre 60mila bolognesi accorsi al suo funerale.
Il mercato
Da clarinettista jazz, in band insieme a Pupi Avati, ad attore per pellicole dei fratelli Taviani e per lo stesso Avati, Dalla raggiunge l’apice della popolarità negli anni ’80. Si instaura, inoltre, un sodalizio artistico con Francesco De Gregori prima di avviare decine di collaborazioni con Morandi, Ron, Guccini, Battiato, gli Stadio. Nel frattempo, incide il suo maggior successo a livello mondiale, Caruso. Con la canzone dedicata al tenore napoletano Dalla dichiara il suo secondo amore alla città partenopea conservando però il primo posto per la città natale. E proprio le vie del Quadrilatero, via Pescherie vecchie, vicolo Ranocchi, via Clavature, via Drapperie, con le loro merci esposte all’aperto gli hanno suggerito lo sfondo per il video di Canzone. Scritta insieme a Samuele Bersani, romagnolo trapiantato a Bologna, è contenuta nell’album Canzoni del 1996. Nel video, girato interamente a Napoli fra i vicoli del centro, si respira lo stesso clima festoso che Dalla osservava ogni mattina attraversando lo storico mercato della sua città. Lì si ritrovava «la grande anima del bolognese godereccio, un po’ epicureo, giovialone», come racconta lo stesso Dalla a Uno Mattina della Rai fra i negozi del Quadrilatero.
https://www.youtube.com/watch?v=VkTNnCCKnE4&ab_channel=LUCIODALLAVEVO
Calcio, motori e basket
A poche centinaia di metri dal luogo in cui è seppellito si trova lo stadio Dall’Ara, teatro del Bologna Fc, una delle tante passioni sportive di Lucio Dalla. Insieme ai bolognesi Luca Carboni, Andrea Mingardi e Gianni Morandi nel 1988 aveva composto l’inno Le tue ali Bologna, riproposto allo stadio dopo la scomparsa del cantautore. A Roberto Baggio che con la maglia rossoblù nella stagione 97/98 ha vissuto la stagione più prolifica in termini di gol, ben 22, dedica la canzone Baggio, Baggio. Non solo il calcio tra le sue grandi passioni ma anche i motori con i brani dedicati a Tazio Nuvolari e Ayrton Senna e il basket con la sua Virtus. Si narra che non perdesse un solo match delle V-nere cercando di organizzare il tour per poterle seguire in trasferta.
Dark Bologna
Se c’è una canzone dedicata in toto alla sua città quella è certamente Dark Bologna. Sconosciuta dal pubblico mainstream, come si può notare dalle ridotte visualizzazioni su YouTube, la canzone racchiude Bologna nella sua essenza. Viene pubblicata come inedito nel 2006 nella raccolta 12000 lune. Al suo interno c’è tutto. San Luca illuminato che si vede arrivando in autostrada da Casalecchio, l’auto che si rovina nel centro perché come canta Dalla: «Bologna, ogni strada c’è una buca». E poi c’è la pizza da Altero, famosa in città per la sua pizza a quadrati. Ci sono i giornali locali come lo Stadio, il Trotto e il Resto del Carlino. E poi i bar col portico, il dispositivo Sirio che limita gli accessi nella ztl. E infine i tetti rossi e i tigli sui viali e poi i colli con il temporale. Uno spettacolo che affascinava il cantautore e che affascinerebbe chiunque abbia vissuto nella Dotta.
Via d’Azeglio
L’ultimo angolo della sua città, nonché quello che ora ospita la Fondazione Lucio Dalla, è la sua casa tra via d’Azeglio e piazza de’ Celestini. Qui sono conservati i ricordi di una intera esistenza dedicata alla musica e all’arte. Sul citofono del civico 15 figurava il nome di tal “comm. Domenico Sputo”.
Così si divertiva ironicamente a farsi chiamare e così firmava burlescamente i testi o le musiche di alcuni suoi colleghi. Qui, il Comune di Bologna ha illuminato con le parole de L’anno che verrà per le festività natalizie del 2018 tutta la zona pedonale di via d’Azeglio. Tanto che il messaggio ben augurante è stato rinnovato alla fine del 2020 con i versi di Futura come «messaggio di speranza per il domani».