Sorridenti, compatte, determinate. E sempre in rosa. Sono le Pink Lioness in Venice, indomite leonesse che vogano tra le onde della laguna. Un vero gruppo, dove le donne operate di cancro al seno hanno trovato una nuova famiglia. Per svolgere un’attività fisica utilissima, ma anche attività sociali. Ma soprattutto per sensibilizzare alla prevenzione. Da 13 anni le Pink Lioness sono un fiume rosa che colora la laguna di Venezia, partendo dalla loro base ai Magazzini del Sale, nella fondamenta delle Zattere, di fronte al Canale della Giudecca.
È da qui che Ventuno inizia a raccontare la loro storia, dalla Reale Società Canottieri Bucintoro Venezia 1882. Sul pontile svetta la bandiera arcobaleno della pace, vessillo che le leonesse non vogliono ammainare, soprattutto in tempi come questi. «La nostra squadra è nata nel settembre 2009 da una sinergia tra due campioni olimpici (Daniele Scarpa e Sandra Truccolo), la presidente della Bucintoro (all’epoca Lucia Diglio) e la rappresentante del settore senologia di Avapo Venezia (Associazione volontari per l’assistenza ai pazienti oncologici) Nicoletta Oniga», racconta Francesca, portavoce delle Pink Lioness, davanti a un caffè. Con lei ci sono Marzia, Miriam e Susan, britannica-veneziana. Non ci sono capi, è un gruppo orizzontale composto da una ventina di donne operate ma anche da semplici supporter, come la giovane Giulia.
Perché la scelta di vogare? «Alle donne operate di tumore al seno, sia con una mastectomia sia con una quadrantopsia, in genere viene tolto almeno un linfonodo nell’incavo ascellare. Questo crea dei rallentamenti linfatici, con il rischio che nel braccio operato si crei un linfedema».
Negli anni ’70 il fisiatra canadese Donald C. McKenzie evidenziò, attraverso studi scientifici, che il movimento della voga comporta notevoli benefici per le donne operate. Nacque così un vasto movimento internazionale di donne in rosa, Abreast in a boat, a cui le leonesse veneziane aderiscono. «Oltre al piacere di stare all’aperto e insieme abbiamo un beneficio fisico: pagaiando stimoliamo il ritorno linfatico con beneficio per chi già ha il linfedema e anche per chi ancora non lo ha. Così è nato il nastrino rosa come simbolo. Un movimento grosso perché le donne sono combattive», continua Francesca. «Per noi però non è solo una squadra sportiva. “Prevenzione è vita”: questo è il messaggio che vogliamo trasmettere, perché la diagnosi precoce è fondamentale, dal momento che l’età di diagnosi è sempre più bassa».
E così due volte alla settimana avvengono gli allenamenti di dragon boat, preparandosi alla Vogalonga di giugno. Ogni tanto ci sono anche gare e tornei in Italia e all’estero. «Ma noi ci dedichiamo soprattutto a iniziative sociali, come la Camminata Rosa a Venezia, a cui hanno partecipato nell’ultima edizione in presenza circa 1200 persone: un vero fiume rosa!» Tante le iniziative, dai biscotti venduti alla Madonna della Salute (il 21 novembre) al sostegno a due famiglie di Burano e Pellestrina durante l’Acqua Granda del novembre 2019: tutte attività autofinanziate, il cui ricavato finisce in beneficenza. «Il prossimo obiettivo è l’acquisto di un ecografo per l’ambulatorio di senologia dell’Ospedale di Venezia».
Le Pink Lioness, che hanno un sito (www.pinklionessinvenice.it) e una pagina Facebook (dove si trovano molte foto d’effetto), nel 2019 hanno festeggiato i dieci anni. Grazie al loro spirito travolgente hanno coltivato molti rapporti, sia in città sia fuori: dai gruppi di donne italiane (Roma, Torino, Firenze solo per citare alcune città) a quelli stranieri («Al festival internazionale di dragon boat di Firenze di cinque anni fa eravamo in squadra con delle canadesi»).
Proprio in Italia sta nascendo un movimento unitario – Pink Dragon Boat Team Italia – dallo slogan inequivocabile: “Tutte sulla stessa barca”. A fare da collante infatti c’è un grande spirito che rende le donne in rosa imbattibili: «Vogliamo far capire che la vita continua, nonostante la diagnosi di tumore al seno. Anzi, a volte può migliorare, perché con maggiore consapevolezza si vive davvero la propria vita».