Bologna, Odorici: «Contro Casini e Sgarbi, la sinistra è Unione popolare»
«Bologna era rossa, ora è rossa ma di vergogna». A parlare è Marco Odorici, candidato di Unione popolare per il collegio uninominale al Senato nel capoluogo emiliano. A pochi giorni dalle Politiche, il centrosinistra sotto le Due Torri – un tempo feudo comunista – tenta il bis con Pier Ferdinando Casini, democristiano doc ed ex alleato di Silvio Berlusconi. A contendergli il seggio c’è soprattutto Vittorio Sgarbi, candidato del centrodestra. Ma c’è chi non ci sta e propone un’alternativa reale e nettamente di sinistra: Unione popolare, formazione alla prima uscita elettorale che riunisce Rifondazione comunista, Potere al popolo, Manifesta e Dema, con Luigi de Magistris a fare da leader.
Ventuno ha intervistato Marco Odorici, ex operaio metalmeccanico sin dai 15 anni e delegato sindacale per molti anni (prima nella Fiom, poi nell’Usb). Di Casalecchio di Reno, ex militante di Democrazia proletaria (negli anni ’80) e poi del Prc (dal ’92), è stato tre volte consigliere comunale nel suo Comune (dal ’95 al 2009). Negli ultimi anni ha ripreso la militanza politica con Potere al popolo, che a Bologna (con Modena e Imola) candida anche la portavoce nazionale Marta Collot (alla Camera). Molto conosciuto anche per la sua militanza sportiva tra i gradoni del Bologna e della Fortitudo («Ma seguendo la mia cultura ultras non ho mai mischiato la politica allo stadio o al palazzetto, al contrario dei candidati che si presentano allo stadio sotto le elezioni con maglie rossoblù…»). Un’altra delle sue passioni è la musica: negli anni ’90 ha condotto una trasmissione radio a Radio 103 per la Gridalo Forte records, Balla&Difendi, diffondendo musica punk, ska e reggae.
A Bologna contro Casini e Sgarbi: sensazioni?
«Quando i compagni mi hanno chiesto di candidarmi non si sapeva ancora di questa calata dall’alto. Ho accettato ben volentieri per spirito di servizio. Non mi aspettavo di certo che mi sarei dovuto confrontare prima con Casini e poi con Sgarbi, due “big” della politica nazionale! E io semplice ex operaio con la terza media, beh… la cosa mi colpisce! Alla notizia di Casini ho riso come un matto! Mi sembrava surreale, tanto che ho elaborato anche un banner da far girare, sulla falsariga della pubblicità del Cynar: “Contro i ‘Casini’ della politica moderna!”. Con Sgarbi è stata l’apoteosi! E visto che c’ero ho realizzato un secondo banner su entrambi! “Dopo i ‘Casini’ ora anche gli ‘Sgarbi’ – Bologna non lo merita!” La sensazione è di inadeguatezza, non ho certo la loro preparazione… ma come mi ha fatto notare qualcuno, in realtà io sono la persona normale mentre loro sono dei politici, io sono vero e loro costruiti per un ruolo, quindi è una bella sensazione»
Come mai a Bologna, un tempo rossa, il Pd ha candidato ancora Casini, democristiano di ferro ed ex alleato di Berlusconi nel centrodestra?
«Bologna era rossa, appunto, ora è rossa ma di vergogna. La scelta di Casini, da uomo della strada quale sono, è perché devono garantire un posto a lui e si devono salvaguardare dal punto di vista politico se vince la destra. Che sia una testa di ponte per raggiungere accordi? Le voci si sprecano. Di sicuro però c’è che chi vota centrosinistra e vorrebbe scegliere al proporzionale Sinistra italiana e Verdi al maggioritario vota Casini! Lo stesso Casini che nelle ultime elezioni, candidato nella medesima circoscrizione, appena arrivato in Parlamento entrò nel Gruppo Misto… La volta scorsa prese circa il 35%, stavolta dubito… Spero che anche la mia presenza aiuti ad abbassare la sua percentuale e a non aumentare quella di Sgarbi. Insomma, un voto a Up è, al Senato, di sicuro un voto contro le destre.»
Cosa si percepisce in questa campagna elettorale bolognese e quali i temi su cui puntare per convincere l’elettorato?
«La percezione che ho è che rispetto ad Up ci sia dell’interesse. Il primo fattore che contribuisce a questo è l’unione delle sue componenti che, vorrei ricordarlo, inizia da prima di sapere delle elezioni (sono le elezioni che ne hanno accelerato il processo). Il fatto che il Prc e Pap, in cui io ho ripreso a fare militanza, abbiano deciso di correre assieme ha risvegliato un interesse sopito da tempo. Lo abbiamo visto nell’iniziativa di Piazza dell’Unità (alla Bolognina, ndr) del 2 Settembre in cui abbiamo presentato la lista. Non è secondaria nemmeno la componente legata a De Magistris. Mi sembra un buon mix, credibile anche per chi verso sinistra grida contro la sua continua disgregazione. Io personalmente punto sulla questione del voto necessario contro il voto utile, tema che ha ingabbiato tanti che pur di non far vincere le destre si sono turati il naso votando… i Casini di turno. Ora è il momento di dire basta. Ognuno si deve prendere le sue responsabilità. Se siamo arrivati a questo punto è il Pd il maggiore responsabile. La destra che ci governa? Purtroppo abbiamo già avuto il “Berlusca” con i neofascisti di An al Governo… A Bologna abbiamo avuto Guazzaloca… Hanno fatto nefandezze, non dimentichiamolo, ma le peggiori leggi le hanno votate loro, il centrosinistra. A partire dalla prima riforma delle pensioni di Dini, passando dalla legalizzazione della precarietà grazie al pacchetto Treu, per fermarci (ma solo per non fare la lista della spesa) al Jobs Act di Renzi con annessa la cancellazione dell’articolo 18.»
A livello nazionale, cosa ci si può aspettare dalle urne per Unione popolare? Il tempo è poco e la lista non ha avuto molte possibilità di farsi conoscere…
«Dopo la calata, graditissima, di Mélenchon e di Iglesias auspico di poter raggiungere l’agognato 3%; dico questo perché Mélenchon è stato chiamato da Mentana e a Rai2 dove ha parlato apertamente di Unione popolare, lasciando probabilmente di stucco, oltre che Conte, anche i suoi interlocutori. È stata una boccata d’ossigeno molto importante. Queste frettolose elezioni sembrano fatte apposta per consolidare centrodestra e centrosinistra al comando delle operazioni di governo e far allontanare definitivamente la gente dalla politica. Noi abbiamo fatto sicuramente un piccolo grande miracolo a raccogliere così tante firme in poco meno di due settimane, solo a Bologna abbiamo raccolto più del doppio del necessario; la gente è attenta, soprattutto chi vota a sinistra. Vedere le file per firmare ai banchetti mi ha molto stupito. Anche questo è un segnale di positività verso Up.»
Perché c’è bisogno di Unione Popolare?
«Perché Up è realmente l’unico soggetto veramente di sinistra che non deve sottostare a delle alleanze con il Pd, perché il nostro programma (se ci limitiamo con lo sguardo a queste elezioni) è un programma di sinistra. Diciamo cose che altri non dicono e se le dicono anche altri non hanno però la libertà di perseguirle perché hanno i legacci dell’alleanza. Mi riferisco in questo caso a Si/Verdi che hanno scelto la possibile poltrona sicura (alla Casini) che “mamma” Pd potrebbe garantire. Di Up c’è bisogno perché in Parlamento daremo voce ai senza voce, perché dentro porteremo istanze tenute fuori dal Palazzo e verso l’esterno porteremo la denuncia degli inciuci che una classe politica che si finge avversaria in questa campagna elettorale, continua a perseguire oramai da troppo tempo.»
Quale risultato sarebbe positivo e quale negativo?
«Positivo sarebbe ovviamente portare una pattuglia di compagne/i all’interno e di consolidare e rafforzare sul territorio il grande lavoro intrapreso in queste settimane di campagna elettorale. Nelle assemblee diciamo che Up ci sarà anche il giorno dopo, il 26 settembre, a prescindere. Negativo? Sarebbe negativo se dopo il 25 Up perdesse di nuovo i pezzi ed ognuno tornasse a “casa”. Up, al momento, non è la fine delle varie esperienze che la compongono ma è auspicabile che nasca un coordinamento in ogni città e a livello nazionale.»
Tanti elettori di sinistra ancora una volta si disperderanno tra astensione, liste minori, M5s, Si/Verdi e Pd. Come mai le destre riescono a far fronte comune mentre a sinistra prevalgono le divisioni?
«Ho sempre pensato che la grande differenza tra la sinistra e la destra sia che la sinistra usa la testa mentre la destra la pancia e quindi un elettore di sinistra tende a dare motivazioni sulla scelta di una formazione o l’altra. E comunque non è vero che la destra trova sempre la quadra. Anzi, anche loro si sbranano per un pezzo di pane, ma quando devono governare, effettivamente, appianano le divergenze. Vedremo quanto dureranno. A sinistra… beh non tutta la sinistra è uguale. Io oramai il Pd non lo considero più di sinistra da tempo, non è altro che la nuova Democrazia cristiana un po’ più attenta alle questioni sociali. Ed il M5s ha raccolto voti da sinistra, è vero, ma non è di sinistra. È una lista civica che ha alcuni grandi temi che tiene uniti i suoi componenti ma abbiamo visto che quando si cala nel dettaglio della politica le frantumazioni arrivano e sono anche pesanti. Si/Verdi… purtroppo sono la stampella di sinistra, una delle tante che ogni volta emergono, del Pd. Se avessero fatto la scelta di voler rappresentare per davvero la sinistra in queste elezioni avrebbero implementato anche loro Up e gli elettori non avrebbero avuto dubbi su dove fosse la sinistra. E invece…»
Per chi è comunista, a Bologna spicca la mancanza del nome e del simbolo, la falce e martello. Può pesare, in un senso o nell’altro, in queste elezioni?
«Probabilmente stavolta no. Diciamo che i comunisti stanno imparando con il tempo a riconoscere chi perora la causa senza necessità di avere per forza il simbolo sulla scheda. È di sicuro un tema che però andrà affrontato. La falce e martello è e resta il simbolo del lavoro e di un’idea di una società differente. Non credo che sarà accantonata per sempre.»