Voterà Apruebo (“Assolutamente”). Al telefono con Ventuno c’è Héctor Roberto Carrasco, per tutti ‘Mono’, artista cileno in Italia dal 1974, esiliato dopo l’avvento della dittatura di Augusto Pinochet (“Vivo in campagna, sulle colline del Monferrato, in Piemonte”). E il voto a cui si riferisce è quello di domenica 4 settembre, quando in Cile (circa 15 milioni di elettori) e in tutto il mondo (quasi 100mila gli aventi diritto) si voterà per il referendum sulla nuova Costituzione. Approvata dall’Assemblea Costituente e all’ultimo bivio prima di sostituire definitivamente la Carta del 1980, scritta nel periodo del regime militare e impregnata di neoliberismo, mai davvero scalfito dalle successive modifiche (leggi anche Cile e Nuova Costituzione: un simbolo internazionale). Ma per far sì che il Cile di Gabriel Boric volti davvero pagina, dopo oltre due anni di mobilitazioni per le strade, l’Apruebo dovrà superare il Rechazo nel voto popolare (obbligatorio). E nulla è scontato.
Manca davvero poco. Cosa significa questo referendum e perché è così importante?
«Rappresenta un cambiamento epocale. Se vince l’Apruebo significa chiudere definitivamente con la Costituzione fatta da Pinochet nel 1980. E questo vuol dire cambiare tante cose che prima non si potevano cambiare: istruzione e sanità pubbliche per esempio».
Lei voterà?
«Sì, a Milano nel Consolato generale».
Apruebo, immagino.
«Assolutamente».
Si sta impegnando anche se dall’estero?
«Sì, disegno e pubblico sulle reti sociali dei manifesti a favore. Per me è importante far sapere che se vince l’Apruebo il cambiamento non avverrà un giorno per l’altro: ci vorrà tempo, ma nei prossimi 5-6 anni in Cile ci saranno cambiamenti epocali».
Qual è il clima nel suo Paese d’origine?
«La destra pinochetista sta conducendo una pessima campagna, spaventando i cittadini. Se vince l’Apruebo il presidente Boric potrà governare con più tranquillità, perché la destra sta facendo di tutto per ostacolare lui e la nuova Costituzione».
Ma le piazze sembrano a favore della nuova Costituzione.
«Sì. Pochi giorni prima del voto ci sarà una grande manifestazione per l’Apruebo a Santiago, che sarà una delle più imponenti degli ultimi anni. Arriverà in Plaza Italia, diventata simbolo delle proteste (il nome sarebbe Plaza Baquedano, ma la gente la chiama Plaza de la Dignidad)».
Come finirà?
«Secondo me vince l’Apruebo, ma la vera questione è di quanto. Per poter permettere dei veri cambiamenti il margine dev’essere sostanzioso. Il Cile sta cambiando, serve un altro sforzo. La giunta militare, dopo il golpe ai danni Allende, puntò tutto su gomma, per quanto riguarda i trasporti, penalizzando i treni. Anche per premiare i camioneros che avevano scioperato contro Allende. Oggi Boric sta cercando di far crescere i trasporti ferroviari, che costano anche molto meno».
Il suo giudizio sul governo Boric?
«Sta facendo bene, anche se sta un po’ pagando l’inesperienza. Per esempio: in alcuni Paesi, compresa l’Italia, non è ancora stato nominato l’ambasciatore cileno. Questo è un errore politico! Tenendo conto che il prossimo anno sarà il 50esimo anniversario del colpo di stato, che vogliamo ricordare con eventi, manifestazioni etc., a livello pratico senza ambasciatore non è facile organizzare qualcosa».
Tornando al referendum, perché è a favore della nuova Costituzione?
«La nuova Costituzione riconosce uno Stato plurinazionale. Questo vuol dire che le minoranze etniche fanno parte dello stato. Poi l’istruzione gratuita per tutti. Oggi l’istruzione pubblica esiste ma non viene finanziata, quindi i cileni mandano i figli nelle università private: vuol dire indebitarsi per tutta la vita, oltreché scegliere quale dei figli può fare l’università. Poi la sanità, che come l’istruzione è stata privatizzata durante Pinochet. Faccio un altro esempio: un’operazione per un’ernia alla schiena qui in Italia per me è stata gratuita, per un cileno con cui ho parlato è costata 7.500 dollari. Questa è la profonda differenza tra la vecchia e la nuova Costituzione».
Lei è un muralista, fondatore della Brigata Ramona Parra. E un grafico. Dopo il suo arrivo in Italia ha continuato a dipingere. Quali sono i suoi prossimi impegni?
«A fine settembre in Sardegna omaggerò Grazia Deledda insieme ai cileni che vivono nell’isola. Poi continuerò nelle scuole e altrove, perché credo nell’idea del lavoro collettivo. Fare le cose insieme è sempre meglio che da soli».