Venezuela, dall’oro al petrolio: la linea del dialogo paga

La diatriba dei negoziati

I negoziati tra il governo socialista bolivariano del Venezuela e l’opposizione di destra sono iniziati nell’agosto 2021 in Messico, con la mediazione della Norvegia. Nel primo round, le parti hanno firmato un memorandum d’intesa per riaffermare la loro disponibilità al dialogo.

Tuttavia, due mesi dopo i colloqui sono stati interrotti a causa dell’estradizione negli Stati Uniti dell’uomo d’affari e diplomatico venezuelano Álex Saab. Il governo ha definito questa procedura illegale e ha chiesto l’immediato rilascio del funzionario, questione che rimane irrisolta nonostante la ripresa dei negoziati. Il ritorno al tavolo fa seguito a una precedente tornata di colloqui tra le parti tenutasi settimane fa a Parigi, alla quale hanno partecipato i presidenti di Colombia (Gustavo Petro), Francia (Emmanuel Macron), Argentina (Alberto Fernández) e il ministro degli Esteri norvegese, Anniken Huitfeldt.

La comunità internazionale si congratula

La comunità internazionale ha risposto con favore e a sostegno della ripresa dei colloqui. L’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, Josep Borrell, ha espresso la sua soddisfazione per questo processo e ha affermato che è “fondamentale per una soluzione pacifica della crisi”. Allo stesso modo anche il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador ha accolto con favore la ripresa dei colloqui e ringraziato le parti per la fiducia riposta nei Paesi garanti. Alla mediazione tra le parti partecipa anche la Norvegia nella figura del negoziatore Dag Nylander.

“Non solo segniamo la ripresa del dialogo e del tavolo negoziale tra il governo bolivariano e la Piattaforma Unitaria, ma celebreremo anche la firma di un accordo parziale, che promuoverà importanti progressi per la tutela del popolo venezuelano”, ha affermato l’esponente norvegese.

Il dialogo tra il governo e l’opposizione mira a recuperare le risorse venezuelane sequestrate all’estero. Questo è stato sottolineato dal presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolás Maduro, durante il programma radiofonico La Hora de la Salsa y la Alegría: “Che questi dialoghi possano essere ripresi a un nuovo livello, a un nuovo punto, in termini di recupero delle risorse sequestrate per investirle nel popolo venezuelano. (…) Noi dialoghiamo con gli oppositori, questa è la nostra specialità. Dialogo, dialogo e ancora dialogo”.

Il capo della delegazione governativa al tavolo di dialogo, Jorge Rodríguez, ha confermato la firma di un accordo sociale nella capitale del Messico, alla presenza anche di rappresentanti dell’estrema destra venezuelana.

I temi del dialogo

Il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha descritto i colloqui di pace tra il governo e l’opposizione come un passo importante per il benessere del Paese: “La firma del secondo accordo parziale tra il governo bolivariano che presiedo e la Piattaforma Unitaria di una delle opposizioni apre la strada a un nuovo capitolo per il Venezuela, per continuare ad avanzare verso la pace e il benessere a cui tutti i venezuelani anelano”, ha scritto il presidente sul suo account Twitter.

Caracas, capitale del Venezuela

Il documento firmato il 26 novembre prevede una serie di questioni umanitarie, tra cui la restituzione delle risorse di proprietà del governo venezuelano che sono bloccate nel sistema finanziario internazionale, tra cui l’oro venezuelano in Inghilterra. A Luglio 2022, l’Alta Corte di Londra ha negato al governo bolivariano l’accesso a 31 tonnellate d’oro depositate presso la Banca d’Inghilterra, equivalenti a 1,5 miliardi di dollari, sottratte al Paese dopo che la Corte Suprema Britannica[1] aveva riconosciuto come presidente il golpista di destra Juan Guaidó.

I fondi ammontano a circa 2,7 miliardi di dollari, che saranno utilizzati per rafforzare il sistema sanitario nazionale in termini di attrezzature, infrastrutture e farmaci, oltre che per potenziare il servizio energetico, l’istruzione e l’attenzione alle emergenze naturali, secondo un comunicato del governo. Saranno utilizzati anche per far fronte alla tragedia di Las Tejerías e El Castaño, oltre che ai problemi sorti di recente nel Paese sudamericano a causa delle piogge.

Le parti intendono inoltre creare un fondo fiduciario per espandere le misure di protezione sociale con il sostegno e le linee guida delle Nazioni Unite. Hanno inoltre concordato di creare una Tavola Rotonda Nazionale per l’Attenzione Sociale, che servirà come “organo tecnico ausiliario del tavolo di dialogo e negoziazione, che lavorerà all’attuazione di azioni e programmi specifici di attenzione sociale per il popolo venezuelano”. Rodríguez ha sottolineato che la delegazione che rappresenta è disposta a continuare i colloqui con l’opposizione del Paese, rispettando i sette punti in agenda secondo il memorandum d’intesa.

Il ministro degli Esteri messicano, Marcelo Ebrard, ha sottolineato che l’accordo tra il governo venezuelano e l’opposizione di destra è una speranza per l’America Latina e il trionfo della politica al suo più alto livello: “Il presidente Andrés Manuel López Obrador ha affermato che dobbiamo cercare la mediazione, la comprensione e la comunicazione, e questo è il ruolo del Messico”, ha detto l’alto funzionario messicano.

Usa e Venezuela, il petrolio conveniente dopo la guerra in Ucraina

In seguito alle sanzioni e agli embarghi imposti nei confronti delle risorse naturali esportate dalla Russia, gas e petrolio in primis, a causa delle guerra in Ucraina, l’Occidente ha avuto un disperato bisogno di rivolgersi ad altri paesi. Anche a quelli ritenuti “Stati canaglia” come il Venezuela. Alla luce dei negoziati, infatti, l’Office of Foreign Assets Control (Ofac) del Dipartimento del Tesoro Usa ha annunciato di aver autorizzato la compagnia petrolifera Chevron a riprendere limitate operazioni di estrazione di risorse naturali in Venezuela attraverso la Venezuela General License (GL) 41. Questa licenza indica che le persone statunitensi sono autorizzate a fornire beni e servizi per determinate attività e che le persone non statunitensi non corrono il rischio di essere esposte alle sanzioni statunitensi.

Secondo il Dipartimento del Tesoro, la mossa riflette la politica a lungo termine degli Stati Uniti “di fornire un alleggerimento mirato delle sanzioni sulla base di misure concrete che allevino le sofferenze del popolo venezuelano”. Sofferenze che sono però inflitte dallo stesso governo di Washington.

Maduro ha accolto l’autorizzazione a Chevron, ma la ritiene insufficiente. “Le licenze concesse dal governo statunitense alla Chevron vanno nella giusta direzione, ma non sono sufficienti per ciò che il Venezuela chiede, ovvero la revoca delle sanzioni[2], ha dichiarato il presidente bolivariano durante una conferenza stampa presso il palazzo presidenziale Miraflores di Caracas.

Bandiere del Psuv, il partito socialista al governo
Le ingerenze a stelle e strisce (ed europee…)

Nonostante la politica del dialogo stia vincendo su tutti i fronti, le ingerenze occidentali persistono. A luglio 2022, l’ex consigliere per la sicurezza nazionale dell’amministrazione Trump e uno dei falchi dell’ultradestra statunitense, John Bolton, ha ammesso in un’intervista alla rete televisiva CNN[3] che la Casa Bianca ha organizzato (tentati) colpi di Stato contro il Venezuela e altri Paesi durante il suo periodo di governo. Bolton fu licenziato da Trump proprio per i suoi disaccordi sulla politica estera Usa in Venezuela.

Nel frattempo il governo Usa continua a designare il Venezuela “come una minaccia alla sicurezza nazionale e alla politica estera degli Stati Uniti”, mantenendo in vita l’Ordine Esecutivo 13962 dell’8 marzo 2015, confermato nel Comunicato della Casa Bianca del 3 marzo 2022, firmato dal presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden. Posizione, naturalmente, avversata dal governo venezuelano, che contesta un “bloqueo sistematico arbitrario, unilaterale, coercitivo e disumano contro il Venezuela”.

Per Maduro, queste sanzioni “colonialiste” violano le leggi del libero commercio e della libera produzione e ha chiesto la revoca completa di tutte le misure coercitive unilaterali e degli embarghi imposti dagli Stati Uniti sull’industria petrolifera del Paese[4][5]

Oltre a questo dispositivo coercitivo, l’11 novembre 2022 l’Ue ha deciso di rinnovare le misure coercitive unilaterali che puniscono il popolo venezuelano e, come dichiarato dagli osservatori dell’Onu, ne viola i diritti umani. Senza contare inoltre i continui attacchi e sabotaggi da parte dell’estrema destra venezuelana come quello avvenuto all’Istituto di Sicurezza Sociale di Antímano ad agosto di quest’anno[6].

“La Repubblica Bolivariana del Venezuela – recita un comunicato del governo di Caracas – (…) ribadisce la sua disposizione a favore del ristabilimento e della regolarizzazione delle relazioni diplomatiche basate sul mutuo riconoscimento come Stati sovrani e governi legittimi, e attraverso un dialogo franco e costruttivo”[7].


[1]https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-oro_sottratto_al_venezuela_caracas_presenta_lettere_dove_la_regina_elisabetta_riconosce_maduro_come_presidente/5694_47052/

[2]Maduro pide levantar “todas” las sanciones tras licencia a Chevron

[3]Bolton confiesa haber orquestado golpes de Estado en el extranjero a ‘CNN’ https://www.youtube.com/watch?v=gLBE0ZH3T_E

[4]Presidente de Venezuela: Hemos entrado en una nueva etapa, la del renacimiento nacional

[5]Nicolás Maduro considera el principio del fin de las sanciones coercitivas unilaterales https://www.youtube.com/watch?v=m-MUPRNGVGY

[6]https://italiacuba.it/2022/08/22/il-venezuela-denuncia-il-sabotaggio-di-un-magazzino-di-medicinali/

[7]https://mppre.gob.ve/comunicado/venezuela-repudia-la-ultima-extension-de-la-orden-ejecutiva-13962-de-fecha-8-de-marzo-de-2015/