Usa, la American Anthropological Association boicotta Israele
La American Anthropological Association contro Israele. Con un voto interno, la più grande associazione accademica di antropologia al mondo, fondata nel 1902 e con sede ad Arlington, in Virginia (Stati Uniti), ha deciso di boicottare le istituzioni accademiche israeliane, “complici dello stato israeliano”, accusato nella risoluzione di attuare un “regime di apartheid e di oppressione ai danni del popolo palestinese”. Una rottura a livello accademico ma dal forte significato simbolico e mediatico, che ha già fatto storcere il naso a Tel Aviv e dintorni. La decisione comporta il divieto per le università israeliane di pubblicazione su riviste della statunitense Aaa (American Anthropological Association) e di partecipazione ad attività istituzionali, ma non colpisce i singoli studiosi o gli studenti affiliati alle università israeliane.
Il referendum online è avvenuto tra il 15 giugno e il 14 luglio. A votare è stato il 37% dei membri aventi diritto, su un totale di oltre 10mila accademici. I favorevoli alla risoluzione di boicottaggio sono stati 2.016 (il 71%), i contrari 835 (29%). “Si trattava davvero di una questione controversa”, ha commentato la presidente della Aaa Ramona Pérez sul sito dell’associazione (qui il link), “ma abbiamo preso una decisione collettiva ed è ora nostro dovere andare avanti, uniti nel nostro impegno per far progredire la conoscenza accademica, trovare soluzioni ai problemi umani e sociali, fungendo da custodi dei diritti umani”.
Il boicottaggio da parte della Aaa, che “resta fermamente impegnata nella tutela della libertà accademica e nella diffusione del sapere antropologico”, come precisato sul sito, comporta varie restrizioni alle collaborazioni formali con le istituzioni accademiche israeliane, come l’esclusione dalla partecipazione a pubblicazioni, conferenze, eventi e progetti dell’associazione di antropologia Usa. Azioni adottate “in linea con i valori fondamentali e la missione dell’Associazione”. Restrizioni esplicitamente non applicabili ai singoli affiliati alle istituzioni accademiche israeliane, che potranno continuare a partecipare a conferenze, pubblicare e collaborare con gli statunitensi.
È la stessa Aaa inoltre a comunicare che revocherà il boicottaggio quando un gruppo di esperti incaricato a tale scopo stabilirà che “le istituzioni accademiche israeliane hanno posto fine alla loro complicità nella violazione dei diritti dei palestinesi come previsto dal diritto internazionale”. Il comitato esecutivo valuterà la situazione ogni cinque anni o più frequentemente se ritenuto opportuno, per decidere se “il boicottaggio debba rimanere in vigore”.
L’obiettivo del boicottaggio, come comunicato dalla presidente Pérez, è quello di contribuire “ad aumentare la consapevolezza critica delle dinamiche di pace e conflitto nella regione” e di attirare “l’attenzione sulla sofferenza sproporzionata del popolo palestinese a causa dell’occupazione”, in modo da “aumentare la libertà d’espressione e il dialogo”. Una presa di posizione senza tentennamenti, che nella risoluzione approvata online (qui il link) tratteggia i passaggi storici che hanno portato a giudicare lo stato israeliano un “regime di apartheid dal fiume Giordano al Mar Mediterraneo, compresi lo stato di Israele riconosciuto a livello internazionale, la Striscia di Gaza e la Cisgiordania”. Le istituzioni accademiche israeliane, secondo la risoluzione, sono “complici dello stato israeliano nell’oppressione del popolo palestinese, anche fornendo ricerca e sviluppo di tecnologie militari e di controllo utilizzate contro i palestinesi”.
Ad accogliere con soddisfazione la notizia che arriva dalla Virginia è sicuramente il movimento Bds (Movimento per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni contro Israele), che, ringraziando i membri della Aaa, ha celebrato come un “passo storico” questa determinazione. La Aaa, commenta il movimento Bds (qui il link), è diventata “la più grande associazione accademica negli Stati Uniti” ad appoggiare la causa, unendosi “all’American Studies Association, alla Middle Eastern Studies Association (Mesa), alla Canadian Socialist Studies Association, al Latin American Social Science Council e ad altri organismi accademici di tutto il mondo che hanno scelto di sposare la lotta palestinese in corso per la libertà, la giustizia e l’uguaglianza sostenendo il boicottaggio accademico di Israele”.
Reazioni ben diverse, invece, si sono comprensibilmente registrate in Israele, dove la scelta della Aaa è stata accolta con disappunto. In vari articoli pubblicati da The Jerusalem Post si sottolinea come il boicottaggio della Aaa sarà dannoso per le università israeliane, operando “come una lista nera”. Allo stesso modo, però, i media israeliani (un esempio nel link) rilanciano l’idea che il voto danneggerà anche chi l’ha adottato, accusando l’associazione statunitense di fomentare l’anti-sionismo. Un ribaltamento di prospettiva prevedibile.
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