Rientrava da una vacanza con la moglie e il figlio di quattro anni in Palestina. Ma è stato fermato al valico di Allenby, al confine giordano, dalle autorità israeliane, che dopo un controllo dei documenti lo hanno portato via. Khaled El Qaisi, ricercatore di 23 anni italo-palestinese, dallo scorso 31 agosto è detenuto in regime di isolamento in un carcere a pochi chilometri da Tel Aviv. Senza accuse formali e subendo interrogatori quotidiani.
Alla facoltà di Lettere della Sapienza di Roma – dove Khaled è iscritto al corso di laurea triennale in Lingue e civiltà orientali – si è tenuta un’affollata assemblea, da cui è scaturita la richiesta di immediata scarcerazione, puntando anche sulla pressione sulle istituzioni italiane. La stessa Sapienza ha chiesto una “rapida e pacifica soluzione alla vicenda”.
Lo scorso 14 settembre il console italiano in Israele gli ha fatto visita, raccontando di averlo trovato stanco ma in discrete condizioni. Nessuno però, nemmeno la sua famiglia, conosce i motivi della sua detenzione. Una vicenda che stride con la tutela dei diritti umani, a maggior ragione in uno stato che conta circa 5mila prigionieri politici palestinesi. Per sostenere Khaled El Qaisi è nato un comitato, a cui si può scrivere per rimanere aggiornati sulla sua situazione: comitatofreekhaled@gmail.com.