Tende in piazza, mobilitazione studentesca. “Casa, affitti e spazi sociali”
È ormai passato quasi un anno dalla prima tenda in piazza a Milano. Nonostante la repressione e il silenzio delle istituzioni, gli studenti sono ancora qui, in piazza, pronti a far valere le proprie rivendicazioni. Con l’inizio del nuovo anno accademico la situazione non sembra essere cambiata – di fatto non lo è. Negli ultimi giorni la repressione è aumentata nei confronti di quegli studenti che chiedono una casa, un alloggio per poter studiare. Abbiamo intervistato Giovanni (24 anni), studente di Ingegneria geo-informatica e membro del movimento Tende in piazza.
Cos’è il movimento Tende in piazza e come nasce?
“Il movimento tende in piazza nasce originariamente come una protesta, quando una ragazza a causa dell’affitto troppo alto ha deciso di piantare la sua tenda. Di qui la protesta ha avuto subito risonanza e varie realtà tra cui liste universitarie, centri sociali, sindacati si sono accodate per manifestare il supporto e il medesimo disagio. Tante realtà diverse hanno trovato punti comuni e sono riuscite a portare avanti una battaglia politica in continua evoluzione e maturazione. Quando abbiamo visto tutto questo sostegno abbiamo occupato la Casa dello studente – poco dopo hanno iniziato i lavori e per noi è stata una vittoria. La cosa importante è che siamo nati da un’esigenza, dal basso e siamo un movimento indipendente e difendiamo questo nostro status dalle tante strumentalizzazioni partitiche e non”.
Un commento sulla repressione subita in questi giorni (in particolare all’ex cinema Splendor)?
“A me ha fatto molto specie l’ingente dispiegamento di forze dell’ordine per cacciare undici studenti da un cinema – penso che la risposta da parte nostra possa essere solo quella di continuare a lottare e se veniamo repressi forse è perché hanno paura di noi, altrimenti avrebbero potuto ignorarci.
Sembra inquietante il fatto che il sindaco e le altre autorità locali di fronte a questa repressione non abbiamo voluto commentare la violenza. Certo, il sindaco non avrebbe mai potuto essere d’accordo con l’occupazione ma giudicare quest’ultima senza valutarne l’esigenza che l’ha creata fa pensare e mette in dubbio quella che è la reale volontà del sindaco e delle istituzioni”.
Che cosa chiedete alle istituzioni? Pensate e/o sperate che vi sarà un cambiamento?
“Sicuramente le speranze sono le ultime a morire. Noi proveremo e continueremo a proporre le nostre rivendicazioni nei tavoli rilevanti. L’importante è avere, anche politicamente, delle motivazioni e delle richieste specifiche. Per esempio riteniamo che aumentare gli oneri di urbanizzazione, che un piano di acquisizione pubblica delle proprietà private abbandonate per trasformarle in spazi sociali, per lavoratori, per studenti, possano essere due punti da cui partire per risolvere il problema.
Inoltre chiediamo che vengano abbassate le soglie per le quali è prevista la realizzazione di alloggi sociali per chi fa trasformazioni urbanistiche. Anche aumentare le tasse per chi ha immobili sfitti può in una certa misura far superare la crisi abitativa”.
Prossimi appuntamenti?
“Dall’assemblea nazionale che abbiamo fatto è emersa la giornata del 17 ottobre, in cui ci siamo impegnati a fare una mobilitazione nazionale con tutte le realtà presenti in assemblea. Ognuna di queste farà qualche tipo di azione legata alle rivendicazioni che abbiamo raggiunto quando ci siamo ritrovati in assemblea”.
Qui il link alla pagina Instagram del movimento Tende in piazza: https://www.instagram.com/tende.in.piazza/?igshid=NjIwNzIyMDk2Mg%3D%3D