Un anno dopo l’ascesa al potere di Dina Boluarte, che scatenò proteste in cui morirono più di 60 persone, il 7, 8 e 9 dicembre il popolo peruviano manifesterà nuovamente a Lima e in varie regioni. Le mobilitazioni saranno per chiedere che “Tutti se ne vadano”, cioè le dimissioni di Boluarte, lo scioglimento del Congresso e la riorganizzazione della procura, coinvolta in uno scandalo di corruzione.
Le proteste
Le nuove giornate di protesta avvengono nel mezzo di un scandalo di corruzione che coinvolge il procuratore generale della Nazione, Patricia Benavides, come presunto leader di un’organizzazione criminale. Questa organizzazione avrebbe cercato di “influenzare illegalmente le decisioni dei deputati” per la nomina del difensore civico, la destituzione dell’ex procuratore nazionale, Zoraida Ávalos, e l’estromissione dei membri della Jnj (Junta nacional de justicia, ndr), in cambio dell’avvio di indagini contro i legislatori.
In seguito a questo scandalo, migliaia di cittadini si sono mobilitati a Lima sabato 2 dicembre per esprimere il loro dissenso, in anteprima di ciò che si prevede nelle prossime marce. Di fronte alle nuove proteste, l’Ufficio del Difensore civico ha invitato alla non violenza e ha ricordato il ruolo della polizia nel garantire lo sviluppo di manifestazioni pacifiche. “Secondo la legge esistono manuali operativi, il loro intervento deve essere graduale e l’uso massimo della forza può essere fatto solo in circostanze eccezionali dopo aver esaurito altre forme di controllo dell’ordine”, hanno precisato.
Come è noto, nelle proteste tra dicembre 2021 e marzo 2022, la polizia ha fatto uso eccessivo della forza, commettendo, secondo le organizzazioni internazionali, gravi violazioni dei diritti umani. Di conseguenza, sono morti più di cinquanta cittadini che oggi chiedono giustizia, un’altra richiesta che sarà ricordata nelle nuove proteste indette dal Coordinatore unitario nazionale di lotta (Cnul). Il Cnul è una piattaforma che riunisce diverse organizzazioni della società civile come la Confederazione Generale dei Lavoratori del Perù (Cgtp), il Coordinatore Nazionale dei Diritti Umani (Cnddhh), tra gli altri.
Scarcerato Fujimori
Nel frattempo l’ex presidente Alberto Fujimori* è stato scarcerato. Ciò soddisfa la figlia Keiko, anche lei in attesa di processo. Ma se ciò avverrà vi saranno altre mobilitazioni del popolo peruviano perché Alberto Fujimori resti in prigione.
* Presidente del Perù dal 1990 al 2000. Artefice dell’”autogolpe” con i carri armati nel 1992, a lui si deve la Costituzione neoliberista di un anno dopo. L’ex dittatore era in prigione per crimini contro l’umanità e corruzione, condannato nel 2009 a 25 anni di reclusione. Su di lui, infatti, pendono le orribili macchie della campagna di sterilizzazione forzata nei confronti di oltre 300mila donne, in gran parte indigene. Oltre alla repressione violenta dei movimenti guerriglieri di sinistra. Senza contare lo scacco matto nei confronti dello Stato da parte del potere economico privato.