Italia e Europei, 5 goal magici e indimenticabili
Italia e Europei. Una storia non sempre fatta di notti magiche, anzi. Monetine e finali perse negli ultimi secondi, rigori che incoronano fuoriclasse e altri che irrimediabilmente hanno segnato il declino di intere carriere. Competizione vissuta spesso con minore trasporto rispetto ai Mondiali, che hanno il fascino dell’universalità e dove l’Italia storicamente fino agli anni Dieci aveva fatto registrare risultati più interessanti.
Questa tradizione si è ribaltata negli ultimi anni però. L’Europa ha dato vita a un lungo dominio sui Mondiali. Dal 2006 solo squadre europee hanno vinto la competizione e solo una squadra non europea (l’Argentina nel 2014) è riuscita ad aggiudicarsi una sola delle ultime quattro medaglie d’argento. Gli Europei così sono diventati qualcosa di più di un torneo continentale, trasformandosi in una vera anticipazione in piccolo dei Mondiali. Nel calcio è rinato quell’antico eurocentrismo, in tutti gli altri ambiti storicamente superato. Competizione difficilissima quella del vecchio continente, in cui tutte le squadre fin dai gironi devono vedersela con team di scuola antica, tecnica raffinata e cultura calcistica solida.
Infine nel ventunesimo secolo, a parte l’impresa del 2006, è proprio nei Mondiali che l’Italia ha accumulato le figuracce peggiori, fino all’esclusione nel 2018. Negli Europei invece ci sono state seppur non vittorie, performance più degne della nostra storia. Per questo ormai anche il torneo continentale ha scaldato i cuori dei tifosi italiani, che oggi attendono il verdetto contro il Belgio. Non sapendo però come trascorrere le ore che mancano all’appuntamento più atteso, abbiamo deciso di fare un viaggio nella memoria degli Europei, ricordandoci quei goal che ci hanno fatto sognare in altre edizioni e epoche.
Il goal della vittoria, Italia-Jugoslavia, 10 giugno 1968
L’Italia nel 1968 ospita gli Europei di calcio. Non è una cavalcata trionfale, ma mette fine a un digiuno di coppe che dura ormai da trent’anni, finora il periodo più lungo di assenza di vittorie per la nazionale azzurra. L’ultimo acuto dell’11 dello Stivale è datato 1938, quando in Francia la squadra di Vittorio Pozzo batte l’Ungheria.
Nel 1968 l’Italia prima della finale deve affrontare l’Unione Sovietica. È una lunghissima partita senza Gianni Rivera (infortunato) e senza goal, vinta non sul campo, ma con la monetina. Giacinto Facchetti con un colpo di fortuna risponde nel modo giusto alla domanda “testa o croce”, roulette della dea bendata con cui prima o poi tutti ci siamo confrontati. In quella occasione però il lancio della moneta si è caricato di significati storici davvero importanti per un Paese intero.
Anche la finale termina con un pareggio: 1 a 1 contro la Jugoslavia, dopo ben 120 minuti. La partita si ripeterà due giorni dopo, il 10 giugno 1968. Questa volta non c’è gara però, il primo goal lo segna Gigi Riva, il secondo un centravanti nato a Catania nel 1948 e scomparso nel 2020: Pietro Anastasi.
La rete di Anastasi è tra le più belle di sempre della storia azzurra. È il 31esimo del primo tempo e, ricevuta palla poco fuori l’area, si gira, sollevando la sfera e colpendola al volo. Un tiro bellissimo che si insacca nella rete. È il 2 a 0, questa volta è fatta, l’Italia ha vinto, è campione d’Europa.
Il primo Conte agli Europei, Italia-Turchia, 11 giugno 2000
Per vedere l’Italia di nuovo in finale in un Europeo bisogna aspettare ben trentadue anni. È Euro2000, sta iniziando un nuovo millennio. L’Italia è cambiata tanto, sia in campo che fuori. C’è però un particolare che accomuna l’Italia del ’68 e quella del 2000. Il suo nome è Dino Zoff, tra i pali per la nazionale di fine anni Sessanta, in panchina come commissario tecnico per l’Italia di Francesco Toldo e Totti.
Purtroppo nel Duemila non ci sarà un lieto fine. L’Italia sprecona, con un Alessandro Del Piero davvero poco ispirato, dopo aver dominato la finale e malgrado fosse passata in vantaggio con Marco Del Vecchio, verrà battuta grazie al Golden goal di David Trezeguet. Però quel torneo concederà ai tifosi azzurri tante gioie, come il cucchiaio di Totti nella semifinale contro l’Olanda.
Anche quell’Europeo inizia con una vittoria contro la Turchia, proprio come accaduto quest’anno. Un 2 a 1 che viene salutato con grande entusiasmo dagli italiani, inizio di un’estate nel bene e nel male indimenticabile. In campo c’è un protagonista della storia calcistica italiana, che incontreremo qualche anno più tardi come allenatore azzurro. È Antonio Conte, il calciatore della Juve, il futuro allenatore della rinascita post-calciopoli bianconera e dello scudetto nerazzurro nel 2021.
Al 52esimo il centrocampista leccese inventa in rovesciata il primo goal azzurro del torneo. Lo storico capitano della Juve dopo un tiro di Pippo Inzaghi, respinto dalla difesa turca, si gira e dà vita a una magia che lascia a bocca aperta il pubblico a casa. Conte ha dato all’Europa il biglietto da visita dell’Italia, sembra voler spoilerare a tutti quel che accadrà e dire ai suoi tifosi: “State pronti, gli azzurri quest’anno se la giocheranno fino alla fine”.
L’ultimo sigillo sul derby della Gioconda, Italia-Francia, 17 giugno 2008
Forse la rete di Daniele De Rossi nel 2008 non è il più bel goal italiano visto agli Europei, viziato anche da un tocco determinante della disastrosa barriera francese. È però davvero importante per la storia del calcio. Dal 1998 inizia un vero e proprio derby che segna il football mondiale per dieci anni, con continue sfide e tante occasioni di rivincita. A metterlo in scena sono due paesi confinanti tra loro, che si definiscono cugini, le cui storie e culture sono indissolubilmente legate. È Italia-Francia.
A partire dagli anni ’80 e dal regno juventino di Michel Platini, l’Italia ha sempre ospitato nel proprio campionato e amato i migliori D’oltralpe, cortesia ricambiata nell’ultimo decennio dal Paris Saint-Germain. Il derby tra le nazionali però è altra cosa, è una partita infinita, fatta di rimorsi, rivendicazioni, sconfitte cocenti, vittorie inattese, gesti violenti e imperdonabili. Tutto incomincia nel 1998 con la traversa di Gigi Di Biagio, che determina la vittoria in casa dei Blues contro la compagine allenata da Cesare Maldini. La storia continua con la già citata finale europea del 2000, quando la Francia pareggia contro l’Italia negli ultimi secondi, portando a casa poi la coppa e dando origine a una beffa mai dimenticata nel Belpaese. Fino alla testata di Zinedine Zidane contro Marco Materazzi, nella finale (vittoriosa per gli azzurri) di Coppa del mondo del 2006. Un gesto violento visto in diretta da più di 700 milioni di persone. Nell’ultima sua partita Zidane macchia la sua carriera, la biografia calcistica del più grande giocatore degli anni Novanta e Duemila.
Il Derby però continua, l’Italia di Roberto Donadoni incontra la Francia sul suo cammino anche nel girone per la qualificazione ad Euro2008. I cuginastri così batteranno sul campo gli italiani per 3 a 1, ma chiuderanno il girone al secondo posto, dietro gli azzurri. La partita però non è conclusa, l’Italia finisce nella fossa dei leoni anche nel torneo organizzato da Austria e Svizzera. Nel suo girone deve affrontare ancora una volta la nazionale di Thierry Henry, insieme alla non meno pericolosa Olanda e alla Romania. Le squadre protagoniste di Germania 2006 vengono sorprese dalle goleade Orange e si riducono a sfidarsi nell’ultima partita del girone, nella speranza di strappare il secondo posto e qualificarsi ai quarti. È il 17 giugno del 2008. L’Italia però qui con un rigore di Andrea Pirlo e la potente punizione di De Rossi (al 62esimo minuto), chiude i conti con i francesi.
Da allora le due squadre non si affronteranno per diverso tempo in partite importanti e con l’eliminazione prematura dei Blues contro la Svizzera, anche in questo Europeo il Derby della Gioconda non conoscerà (comunque vada questa sera) un nuovo capitolo. In quell’europeo l’Italia sarà eliminata ai quarti dalla Spagna, con cui da quel torneo inizia un altro derby, anch’esso alimentato da continui incroci e antiche leggende, ma questa è un’altra storia.
La notte di Balotelli, Italia-Germania, 28 giugno 2012
Se Italia-Francia e Italia-Spagna sono state le sfide simbolo rispettivamente degli anni Duemila e degli anni Dieci, Italia-Germania è il calcio, il classico del football europeo, la partita che è storia per definizione. È così dal 1970, dal 4 a 3, dalla partita del secolo, in cui gli azzurri prevalgono sui tedeschi nella semifinale mondiale più bella di sempre.
Le sfide mondiali continuano con la vittoria azzurra del 1982 in finale (leggi anche l’articolo su Inter campione. Quelle vittorie che cambiano una comunità) e il 2 a 0 nei supplementari della semifinale del 2006. Due vittorie condite da due urli indimenticabili, quello di Marco Tardelli (leggi L’Italia unita compie 160 anni) e, 24 anni dopo, quello di Fabio Grosso. Agli Europei mancava una partita degna di questa storia e arriva nell’edizione organizzata da Polonia e Ucraina del 2012. Match entrato nella leggenda per essere stata l’unica notte in cui il talento di Mario Balotelli, del fenomeno italiano, si è rivelato in tutta la sua magia e in tutto il suo rimpianto. Come le più belle cose, direbbe Fabrizio De André.
Super Mario il 28 giugno 2012 prende per mano l’Italia, la porta in finale, insieme all’altro cattivo ragazzo della nazionale, Antonio Cassano che pennella per lui il cross perfetto, trasformato di testa al ventesimo minuto. Lo scontro così cambia, la Germania non ci sta a perdere un’altra partita contro l’11 del Belpaese. Finisce però per farsi sorprendere in contropiede, con il goal più bello di Balotelli. Lanciato da Riccardo Montolivo in posizione regolare, al 36esimo il giocatore più atteso del torneo scaglia un tiro che si insacca sotto l’incrocio dei pali. Il suo festeggiamento non sarà un grido. Mario si leverà la maglietta e imiterà con una posa statuaria l’ideale di bellezza greco o forse rinascimentale, regalandoci una foto storica, metafora di un’Italia bella, inclusiva, vincente.
Dunque è doppietta per Balogoal contro il portiere tedesco Manuel Neuer, non uno qualunque. La partita finisce 2 a 1. È l’ultima volta in cui gli azzurri si iscrivono a una finale. L’Italia intera festeggia incredula, prima di essere travolta in modo altrettanto inaspettato per 4 a 0 dall’invincibile armata spagnola.
Baggio esci da questo Eder, Italia-Svezia, 17 giugno 2016
Nel Mondiale Usa ’94 Roberto Baggio nella semifinale contro la Bulgaria ha firmato uno dei suoi goal più famosi, raccontato tra le perle indimenticabili del Divin Codino nell’articolo: “5 goal magici del Raffaello del calcio”. Nel 2016 all’Italia operaia e sorprendente di Antonio Conte manca un fantasista, un genio, un’artista del pallone degno di Baggio e dei grandi numeri 10 dei decenni precedenti. La forza della nazionale del c.t. leccese è riposta nell’unità granitica del gruppo e nella solida BBC, la difesa juventina composta da Barzagli, Bonucci e Chiellini. Un trio capace di ergere un vero e proprio muro per difendere la porta di Gianluigi Buffon. È una nazionale avara di campioni in attacco che dona diverse soddisfazioni, malgrado sia la stessa compagine che aveva deluso due anni prima con Cesare Prandelli e che andrà incontro al disastro della mancata qualificazione a Russia 2018.
Proprio contro la squadra che qualche mese più tardi avrebbe imposto all’Italia il primo digiuno mondiale dal 1958, in Euro2016 si compie una specie di miracolo. A molti spettatori sembra effettivamente che l’attaccante italo-tedesco-brasiliano Éder, uno dei giocatori più ispirati di quella nazionale, si sia trasfigurato per assumere le sembianze di Baggio e compiere lo stesso miracolo che guidò l’Italia alla sua quinta finale mondiale nel 1994. Con questo goal fotocopia di quello messo a segno dal Divin Codino 22 anni prima, l’Italia nel 2016 si qualifica agli ottavi, all’ennesima sfida con gli spagnoli che questa volta premierà gli azzurri.
È il 17 giugno. La partita sembra congelata. Segnare alla Svezia pare un’impresa impossibile, ma a due minuti dalla fine l’attaccante interista illumina una giornata che sembrava grigia. Giorgio Chiellini cerca Simone Zaza che di testa trova Éder. L’oriundo si dirige verso l’area avversaria, dove ben sei maglie gialle corrono per dargli la caccia. Lui supera un avversario in dribbling e indovina il giro giusto per beffare l’estremo difensore svedese.
Certo avremmo potuto citare anche il goal di Emanuele Giaccherini nella prima partita di quel torneo, ma abbiamo preferito per ragioni scaramantiche non raccontare quella storica e inattesa vittoria azzurra contro il Belgio. Impazienti di vivere la sfida di questa sera contro i diavoli rossi, abbiamo fatto un viaggio nel passato, preparandoci a vivere un’altra notte di calcio… Speriamo di sognare ancora.
Leggi anche Mancini, il fuoriclasse dell’Italia. E 5 gol magici e Dieci curiosità calcistiche e geopolitiche su Euro2020