Papà Enrico Chiesa e 5 gol indimenticabili
Tutti sanno che Federico Chiesa, con ogni probabilità, è il talento più fulgido del calcio italiano. Lo ha confermato, una volta di più, il bellissimo gol rifilato allo Zenit San Pietroburgo nell’ultimo turno di Champions League: un’accelerazione delle sue con cui l’esterno d’attacco della Juventus ha fatto fuori il proprio marcatore, seguita da un sinistro chirurgico nell’angolino. Chiesa è un calciatore di formato europeo, che la Juve con abilità (e 60 milioni) ha saputo accaparrarsi un anno fa e sul quale imposterà il proprio futuro.
Ma, volgendo uno sguardo al passato, tutti sanno anche che Federico è illustre figlio d’arte, di quell’Enrico Chiesa che tra gli anni Novanta e i primi Duemila siglò ben 138 gol in Serie A, uno dei più forti attaccanti italiani dell’epoca. I due detengono assieme un record: è l’unica coppia padre-figlio ad aver segnato agli Europei. Enrico ci riuscì nel 1996, nella sfortunata spedizione azzurra in Inghilterra, mentre Federico ha bissato due volte qualche mese fa, sempre Oltremanica, in un’avventura decisamente più fortunata per l’Italia.
Forse in pochi però tra i giovani che oggi ammirano le gesta di Fede conoscono bene i gol (223 in totale) e la lunga carriera del papà, definito da Capello un “mix tra Gigi Riva e Pablito Rossi”. Ventuno l’ha ripercorsa, attraverso cinque reti particolarmente significative.
1, una perla d’autore, 10 dicembre 1995
Enrico, pur talentuoso fin dagli albori, non fu un predestinato come Federico, che ha conosciuto solo i lustrini della massima serie, tra Fiorentina e Juve. Cresciuto nella Sampdoria più forte di sempre, quella di fine anni Ottanta con Vialli e Mancini, prima di imporsi dovette farsi le ossa in provincia, mandato in prestito tra Teramo (C2), Chieti (C1), Modena (B) e Cremonese (1994-95, la stagione della svolta, con 14 gol in A e una grande salvezza). La Samp? Un campionato di ‘prova’ nel 1992-93, con la prima rete nella massima serie (contro l’Ancona, 7 febbraio 1993), e il ritorno nel 1995-96, condito stavolta da 22 centri in 27 presenze. Un cecchino, insomma. Capace di calciare indifferentemente – e fortissimo – col destro o col sinistro. Dotato di velocità e esplosività stellari. Vi ricorda qualche suo familiare? Una delle tante perle di quella stagione, che gli diede il lasciapassare per Euro 1996, fu la doppietta del 10 dicembre 1995, nel 2-0 sulla Juventus. Scegliamo il primo gol: fuga sulla destra e botta potente dal limite dell’area, con la palla che si abbassa dopo aver scavalcato Peruzzi. E non che il secondo fosse male (guardare tutto il video per credere).
2, il gol azzurro all’Euro, 14 giugno 1996
Qualche mese dopo ecco l’Europeo d’Inghilterra, che vide l’Italia di Arrigo Sacchi uscire già nella fase ai gironi, eliminata da Germania e Repubblica Ceca (poi future finaliste, con gloria teutonica). Proprio nel ko contro i cechi di Nedved, 2-1, Enrico siglò la rete del momentaneo pari. Gol da rapace d’area, ad anticipare i centrali cechi sull’assist di Fuser per battere Kouba con un rasoterra. La parabola azzurra di Chiesa non fu trascendentale: 7 reti in 17 presenze (compresa una tripletta in un iconico Italia-Resto del Mondo del 1999), fino al 2001. Fece comunque in tempo a disputare, seppur non da protagonista, il Mondiale di Francia 1998. In campo azzurro, quindi, si può dire che il figlio Federico, che invece l’Europeo l’ha vinto, abbia già superato il padre.
3, ancora Europa (stavolta vincente), 6 aprile 1999
Lasciata Genova, dove un anno dopo nascerà Federico, Enrico troverà la vera gloria a Parma. Il Parma stellare di fine anni Novanta, del quale fu una colonna. 55 gol in un triennio, la Coppa Italia e, soprattutto, la Coppa Uefa vinte nel 1999, competizione della quale si laureò capocannoniere con 8 reti. L’ultima Coppa Uefa (oggi Europa League) vinta da un club italiano. Chiesa segnò un gol splendido in finale, nel 3-0 sull’Olimpique Marsiglia, ma scegliamo il suo pallonetto vincente, alla Totti, con cui marcò il cartellino nella semifinale d’andata, 3-1 in casa dell’Atletico Madrid. Una delle tante traiettorie balistiche specialità della casa, inimmaginabili ai più.
4, Firenze, infortuni e magie, 9 settembre 2001
Quei gol storici nel 1999 chiusero l’avventura di Chiesa al Parma, preludio al passaggio alla Fiorentina di Trapattoni. La prima stagione fu di rodaggio e problemi fisici (solo 7 gol in campionato), la seconda da all star (22 centri e record personale eguagliato, con tanto di seconda Coppa Italia vinta) e la terza di rimpianto, iniziata con 5 gol in 5 gare e interrotta sul più bello nel settembre 2001 da un grave infortunio al ginocchio che lo tenne fuori dai giochi un anno, facendogli saltare il Mondiale di Corea-Giappone 2002 che l’avrebbe visto protagonista. Dei 45 gol viola scegliamo uno degli ultimi, quello che rifilò al Milan due giorni prima dell’attentato alle Torri Gemelle. Il gol numero 100 in A. Realizzato nientemeno che con un mezzo sombrero in corsa da urlo ad imbambolare Laursen, seguito dal tocco a spiazzare Abbiati in uscita. Tutto inutile ai fini del risultato (il Milan vincerà 5-2), ma la gioia negli occhi è rimasta.
5, Siena l’ultimo tango in A, 17 aprile 2005
Di reti ne arriveranno molte altre negli anni a venire. Che Chiesa, una volta superato il grave infortunio e rimasto svincolato dopo la retrocessione (e il fallimento) della Fiorentina, spese in A tra Lazio e, soprattutto, Siena. I toscani, per la prima volta nella massima serie, anche grazie ai suoi gol inanelleranno cinque salvezze consecutive, seguite da altri anni in A. Il più bello? Scegliamo quello realizzato nello storico 2-1 al Franchi sul Milan (una delle sue vittime preferite): botta di destro, palo e ribattuta vincente col sinistro. Gol emblematico per un ambidestro per definizione come lui. Ma non finisce qui. Nel 2008 Chiesa decise di chiudere la carriera in provincia, dove tutto era cominciato. Figline Valdarno, nella campagna toscana, il suo buen ritiro, condito da una vittoria in Lega Pro Seconda Divisione (con tanto di Supercoppa di categoria) e dalla salvezza in Lega Pro Prima Divisione la stagione successiva. Correva l’anno 2010. E già da qualche tempo Federico, che nel frattempo si divertiva a fare da raccattapalle alle partite del papà, continuava il suo apprendistato nel vivaio della Fiorentina.