La Nazionale che verrà
Italia-Svizzera “la partita più importante dell’anno”, come l’ha definita il ct Mancini (benché in questo 2021 abbiamo vinto gli Europei…), potrebbe decidere il nostro ritorno alla fase finale di un Mondiale, dopo il clamoroso flop nelle qualificazioni a Russia 2018. Gli azzurri stasera, venerdì 12 novembre, all’Olimpico di Roma, nella penultima giornata del girone, con tre punti avrebbero la strada quasi spianata verso Qatar 2022. Invece con un pari o, peggio, un ko, lo spettro degli spareggi aleggerebbe pericolosamente e la trasferta di lunedì 15 novembre in Irlanda del Nord (dove nel 1958 fallimmo l’approdo al primo Mondiale in cui non ci qualificammo…) diventerebbe drammatica. Un pericolo da evitare. Ad ogni costo. Da qui la giustificata enfasi di Mancini allo scontro diretto con gli elvetici, che potrebbe avere risvolti decisivi sul futuro azzurro.
Già, il futuro. Qatar 2022, dovessimo arrivarci, sarebbe il primo passo verso la cosiddetta “Nazionale che verrà”, cioè composta da un parco di giocatori rinnovato rispetto a quello che negli ultimi anni ci ha regalato gioie e dolori. O meglio, un primissimo passo, visto che il mondiale asiatico si terrà tra un anno ed è difficile pensare che Mancini stravolgerebbe il suo fenomenale gruppo con cui ha appena conquistato l’Euro. I giovani infatti non mancano (il tecnico mai si è fatto problemi a lanciarli in azzurro) e l’esperienza dei vari Bonucci, Chiellini, Immobile, Insigne, Verratti e Jorginho è ancora troppo importante. Ma qualche forza fresca ci sarà (toccando ferro) anche in Qatar. Per poi, qualificazioni permettendo, vedere aumentare il loro numero negli appuntamenti successivi (Euro 2024 in Germania, Usa-Messico-Canada 2026). Così, dal momento che i Mondiali saranno il leitmotiv da qui ai prossimi 12 mesi, Ventuno ha provato ad ipotizzare quella che potrebbe essere l’Italia tipo dei campionati del mondo 2026, che si disputeranno in paesi che in passato hanno portato abbastanza bene ai colori azzurri (vedi i secondi posti a Messico 1970 e Usa 1994).
Il commissario tecnico
A meno di grosse sorprese, Mancini dovrebbe restare al suo posto anche nei prossimi quattro anni. “E’ confermato fino al 2026”, la recente puntualizzazione del presidente Figc Gravina. E per fortuna, verrebbe da dire, vista la rivoluzione vincente imposta dal tecnico di Jesi. Gli unici ostacoli a questo matrimonio? Il tempo: cinque anni nel calcio sono un’era geologica. I risultati: qualora improvvisamente cominciassero a venire meno (tocchiamo ancora ferro), anche se il credito conquistato da Mancini con la vittoria dell’Euro è alle stelle. Lusinghe estere di qualche top club (magari straniero): mai da escludere, sebbene difficilmente accoglibili quando c’è di mezzo la panchina azzurra.
I senatori
Nel 2026 Chiellini avrà 42 anni, Bonucci 39, Immobile 36, Insigne e Jorginho 35, Verratti 34, Belotti 33. Difficile che qualcuno di loro sarà della partita nel mondiale americano. Qualcuno dei giovani attuali (Locatelli, Tonali, Pellegrini, Barella…) li sostituirà nel non facile ruolo di senatore, sia in campo che nello spogliatoio. Anche se il carisma e la cazzimma (oltre alle straordinarie capacità in difesa) di un Chiellini o di un Bonucci saranno difficilmente replicabili. I loro sostituiti dovranno abituarsi prima di tutto in campionato a giocare per traguardi importanti e con stabilità nelle coppe europee. Missione non facile. Ma qualche segnale incoraggiante c’è.
La formazione tipo
Come visto, l’ipotetico undici futuro non si discosta poi molto da quello attuale, specie a centrocampo. Mancini ha costruito un’Italia giovane e vincente, destinata a durare. Certo, il nodo difesa resta. Vabbè che col Mancio ci siamo abituati a giocare d’attacco, ma la nostra storica prerogativa rimane la retroguardia. Si attende la crescita di Bastoni in una difesa a 4, assieme al salto di qualità di Mancini. La coppia centrale azzurra in difesa di metà anni Venti potrebbe essere cosa loro. Con alle spalle l’esperienza di Romagnoli (avrà 31 anni) e la gioventù magari di Lovato. Gli esterni bassi? A destra il futuro sembra tutto di Calabria (Di Lorenzo e Zappa i suoi ‘gregari’?), mentre a sinistra (Spinazzola avrà 33 anni) i candidati sgomitano ma non troppo. Dimarco? Ancora Emerson (avrà 32 anni)? Luca Pellegrini? Nuove leve come Cambiaso o Calafiori? Vedremo. Pochi dubbi invece tra i pali. Donnarumma, benché giochi da una vita, nel 2026 avrà appena 27 anni. Il suo regno è ancora all’inizio. E alle sue spalle i vari Meret, Cragno e Gollini raggiungeranno nei prossimi anni la maturità agonistica completa.
Le cose vanno certamente meglio a centrocampo, il nostro punto di forza. Che, anagraficamente, ha tante stagioni davanti. Come detto, forse solo Jorginho e Verratti potrebbero pagare dazio all’età. Il trio Locatelli-Barella-Tonali sarà al culmine della maturità. Senza dimenticare i vari Pellegrini, Castrovilli, Cristante, Pessina, Pobega, Rovella, Ricci, Fagioli. Tanta roba. E tanti altri, sull’onda della rivoluzione qualitativa manciniana, scommettiamo verranno.
In attacco la faccenda si fa più complicata. La punta centrale resta un rebus, nella speranza che qualcuno tra Scamacca, Lucca, Colombo (entrambi nella foto principale dell’articolo, tratta dai loro profili Instagram), Pinamonti o Mulattieri esploda, diventando il numero 9 in modalità top-player che la Nazionale attende da anni come il messia (Immobile, mai decisivo in azzurro a dispetto delle valanghe di gol in A, ci perdonerà). Certo, Kean sarà ancora giovane (avrà 26 anni) e Raspadori cresce bene, entrambi in coppia stanno facendo interessanti esperienze azzurra. Però l’asticella va alzata. Più liete le note sugli esterni, tra i quali possiamo contare su assi come Chiesa e Zaniolo. Nel 2026, presumibilmente, saranno al top della loro carriera e l’Italia potrà passare all’incasso. E se poi dovessero spuntare loro emuli non sarebbe affatto male. I candidati? Vignato, Sebastiano Esposito, Maldini…
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