Ciao Paz! L’opera rivoluzionaria di Andrea Pazienza
Andrea Michele Vincenzo Ciro Pazienza (San Benedetto del Tronto, 23 maggio 1956 – Montepulciano, 16 giugno 1988) è stato un fumettista, disegnatore e pittore italiano cresciuto a San Severo, città del padre in provincia di Foggia. Paz va raccontato, vissuto, per ciò che era: un genio del linguaggio, del fumetto. Molto probabilmente senza la sua opera il fumetto sarebbe ancora relegato ai margini e invece oggi è più vivo che mai.
Come raccontare Paz senza cadere nel banale? È importante raccontarlo per il suo impegno politico e sociale, è altrettanto importante raccontarlo per le sue opere. Molto probabilmente la verità è nel mezzo.
Il Movimento e Bologna
Siamo nel pieno del Movimento del 1977: il fumetto, come le radio libere e le riviste di contro-informazione, assume un ruolo di primo piano all’interno di una società poco declinata verso i giovani o i movimenti operai e studenteschi. Il suo gergo pieno di espressività, povero nel vocabolario e scorretto dal punto di vista della sintassi, dà perfettamente voce alla generazione del ’77. Questo cambio linguistico innesta ogni fatto individuale nel discorso politico. Il fumetto assume un valore collettivo, l’individuo è politico, l’intimo diviene politico.
Questo concetto trova la sua massima rappresentazione nell’opera di Paz e nella sua vicenda biografica. Egli fu definito il cantore, l’artista più grande del ’77 bolognese. Nel 1974 si iscrisse al corso di laurea in Discipline delle Arti, Musica e Spettacolo (DAMS) presso l’Università degli Studi di Bologna, che poi abbandonerà. In questo periodo bolognese Pazienza darà vita a uno dei personaggi più noti della sua opera, “Penthotal”, le cui puntate uscirono su Alter Alter (supplemento di Linus).
Seguì dall’interno il Movimento frequentando uno dei più importanti centri contro-culturali di Bologna, la Traumfabrik. Seguì da vicino anche le giornate di quel marzo del ’77; egli decise di inserire, a rivista quasi in stampa, un’ultima tavola delle storie di Penthotal, una tavola dedicata all’uccisione di Francesco Lorusso.
Un genio che non sopravvisse alla sua rivoluzione
Pazienza collaborò con i grandi fumettisti del suo tempo come Tanino Liberatore e Stefano Tamburrini, collaborò con riviste della contro-informazione come Cannibale e Il Male. Quando ormai il movimento va affievolendosi per via della crisi, delle bombe, della droga, della strategia della tensione, Paz colpisce ancora con Pompeo. Un personaggio che è quasi un alter ego invecchiato di Penthotal, un personaggio che racconta questa crisi.
Attraverso i suoi personaggi, specchio del vissuto quotidiano, le sue pagine parlano e raccontano i vizi, le virtù di chi cerca una propria direzione, parla dei drammi di una generazione, dell’eroina che è anche causa della sua morte nel 1988, parlano di una classe dirigente incapace di dialogare con il popolo e infine parlano della repressione messa in atto nelle piazze, per le strade, nei centri culturali.
Paz fu un genio che rivoluzionò il fumetto italiano, un genio che non sopravvisse alla sua rivoluzione. E oggi cosa ci rimane? Le sue tavole, i drammi di quegli anni, i suoi racconti, i suoi sogni che ancora oggi vivono anche nei nostri.
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